Scariche di diarrea e brividi di freddo

Che cos’è la diarrea funzionale?

La diarrea funzionale, o dispepsia, è un disturbo che colpisce l’intestino e che provoca l’emissione di feci liquidi o informi, con stimoli a defecare più frequenti della norma (più di 3 nelle 24 ore).

In genere provocata dall’ingestione di cibi avariati, contenenti germi, ma può essere anche causata da patologie più complesse come ipertiroidismo, ipotiroidismo, diabete, vasculite. Tra le sue cause ci possono essere allergie alimentari, intolleranze o un’irritabilità particolare dell’intestino.

Quali sono i sintomi della diarrea funzionale?

In genere i sintomi della diarrea funzionale si presentano sotto forma di scariche mattutine oppure dopo i pasti con dolore addominale, senso di sazietà, gonfiore, nausea e vomito.

Quali possono essere le cause della diarrea in generale?

Le cause della diarrea possono essere molteplici. Tra queste ci sono: le infezioni virali e batteriche, le malattie intestinali (funzionali e infiammatorie croniche), l’uso di alcuni farmaci, le intolleranze alimentari, la presenza di carcinomi intestinali, conseguenze post-operatorie, diabete, ipertiroidismo e infezioni parassitarie.

Diarrea e dissenteria sono la stessa cosa?

No. La dissenteria è una complicazione della diarrea. Si presenta quando le feci perdono del tutto le loro caratteristiche fisiche e presentano al loro interno tracce di acqua, muco, grassi e sangue.

Come si può diagnosticare la diarrea funzionale?

La diarrea funzionale può essere distinta dalla diarrea generata da una malattia intestinale dal fatto che la prima scompare spontaneamente dopo alcuni giorni mentre la seconda può durare anche intere settimane con disturbi generali diffusi e probabilità di sangue nelle feci.

La diagnosi di questa patologia viene svolta attraverso un esame gastroscopico e l’analisi delle feci, che rivela se questa è stata provocata da parassiti intestinali o da germi patogeni. In alcuni casi possono essere richieste anche un’ecografia addome o una visita cardiologica accompagnata da elettrocardiogramma.

Come si cura la diarrea funzionale?

In genere la diarrea funzionale, causata cioè da cibi avariati, si estingue naturalmente dopo alcuni giorni. La terapia di cura è dunque per lo più improntata alla compensazione dei liquidi persi dall’organismo nella fase acuta.

Che cos’è la disidratazione?

La disidratazione è un’eccessiva perdita di acqua e liquidi che interessa il corpo umano e che non viene compensata – come dovrebbe – dall’organismo. Si manifesta in vari modi, tra cui: sete, crampi allo stomaco, senso di debolezza generale, aumento della frequenza cardiaca, senso di freddo in mani e piedi, secchezza delle labbra e della pelle, diminuzione di diuresi, febbre, calo del peso corporeo.

Quali sono le cause della disidratazione?

La disidratazione può avere molteplici cause: scarsa assunzione o invece abbondante perdita di liquidi, eccessiva sudorazione, disfunzioni nel meccanismo di ricambio idrico e di minerali. La perdita eccessiva di liquidi e la conseguente disidratazione può essere provocata da prolungati episodi di diarrea o di vomito. La disidratazione può essere causata da ustioni e da alcune patologie, tra le quali possiamo includere le seguenti: salmonella, gastroenterite, occlusione intestinale e proctite.

Quali sono i rimedi contro la disidratazione?

Per curare uno stato di disidratazione è necessario risalire e intervenire sulla sua origine. In generale il primo intervento che viene disposto dal curante, teso a ristabilire l’organismo, prevede l’assunzione di soluzioni saline reidratanti accompagnata da un periodo completamente dedicato al riposo.

Disidratazione, quando rivolgersi al proprio medico?

L’intervento del medico in caso di disidratazione deve essere sempre previsto qualora questa condizione risulti di particolare evidenza, derivi da ustioni o sia collegata a una patologia già diagnosticata nel corso di precedenti accertamenti medici.

Che cos’è il disorientamento temporale e spaziale?

Il disorientamento temporale e spaziale è un disturbo che comporta uno stato di confusione mentale che è caratterizzato da una difficoltà a coordinare i movimenti e a ricordare eventi recenti o passati. Può essere temporaneo o permanente.

Quali altri sintomi possono essere associati dal disorientamento temporale e spaziale?

I casi più gravi di disorientamento temporale e spaziale sono caratterizzati anche dalla presenza di altri sintomi come mal di testa, vertigini, capogiri, difficoltà respiratorie, disidratazione, tremore, insonnia o battito cardiaco accelerato.

Quali sono le cause del disorientamento temporale e spaziale?

Il disorientamento temporale e spaziale può derivare da panico o stati di ansia, dall’assunzione di farmaci, da colpi di calore o da varie patologie tra cui: commozione cerebrale, emicrania, encefalite, ipertensione, ipotensione, malattia di Alzheimer, fibrillazione atriale, trauma cranico e ictus.

Quali sono i rimedi contro il disorientamento temporale e spaziale?

Il disorientamento temporale e spaziale può essere curato individuando e curando le cause che ne sono alla sua base. In ogni caso, si tratta di una condizione che prevede un intervento medico tempestivo. Nell’attesa di essere visitati da un medico il primo accorgimento da osservare è quello di sedersi o di sdraiarsi. Se alla base del disorientamento c’è un calo di pressione è bene assumere una moderata quantità di zuccheri, anche solo una bevanda zuccherata o una caramella. Se alla base c’è invece una condizione di disidratazione per prima cosa è necessario bere acqua o bevande isotoniche.

Disorientamento temporale e spaziale, quando rivolgersi al proprio medico?

La presenza di disorientamento temporale e spaziale deve essere resa nota al proprio medico, soprattutto quando è associata a problemi di memoria, difficoltà di linguaggio e confusione mentale. L’intervento del medico deve essere tempestivo quando c’è presenza di altri sintomi come vertigini, mal di testa, capogiro, tremore, battito cardiaco accelerato e difficoltà respiratorie. Se il disorientamento è dovuto a un trauma alla testa, inoltre, è consigliabile rivolgersi al più vicino pronto soccorso per ricevere le cure del caso.

Che cos’è la dissenteria?

La dissenteria è un’infezione all’intestino, in particolare al colon, che si manifesta con forte diarrea, presenza di muco, pus e sangue nelle feci nonché forti spasmi dell’ano – anche dolorosi – accompagnati dall’esigenza di evacuare in continuazione. Di solito si tende, erroneamente, a identificare la dissenteria con la diarrea; ma quest’ultima comporta solo scariche di feci liquide e abbondanti, non anche di  sangue, muco e pus. La dissenteria è pertanto una forma molto più grave di diarrea che può determinare – a causa dell’abbondante perdita di liquidi e sali che provoca – una situazione organica di disidratazione e di squilibri a livello elettrolitico.

Quali sono le cause della dissenteria?

La dissenteria può essere di origine infettiva o patologica. La forma infettiva è prevalentemente provocata dalla presenza di due agenti: l’Entamoeba histolytica, che provoca la cosiddetta dissenteria amebica, e la Shigella dysenteriae, origine invece della dissenteria bacillare. Tra le patologie che sono in grado di provocarla, vi sono invece: gastroenterite, intolleranze alimentari, colite, rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn.

Quali sono i rimedi contro la dissenteria?

Per curare la dissenteria è necessario intervenire sulla patologia o sull’infezione che ne sono alla base. La terapia adottata deve avere come scopo quello di ristabilire l’equilibrio idro-elettrolitico dell’organismo e di reintegrare i sali minerali e i liquidi che sono andati persi a causa delle frequenti ed abbondanti scariche.

Dissenteria, quando rivolgersi al proprio medico?

In presenza di dissenteria è sempre il caso di rivolgersi al proprio medico curante. Nel caso in cui la dissenteria sia accompagnata da rettocolite ulcerosa è consigliabile recarsi al più vicino presidio di Pronto Soccorso.

Area medica di riferimento per la dissenteria

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per la dissenteria è il Servizio di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva.

Che cosa si intende con dolore alle gambe?

Il dolore alle gambe è un disagio che viene avvertito in una o più parti di una o di tutte e due le gambe; il dolore può essere più o meno intenso e può essere avvertito sotto forma di fitta, di bruciore o di crampo muscolare.

Quali sono le cause del dolore alle gambe?

Il dolore alle gambe può avere diverse origini. La prima di queste è l’affaticamento, cui seguono i traumi e la disidratazione; quest’ultima può essere provocata dall’assunzione di medicinali come statine e diuretici. Può essere provocato anche da varie patologie, tra le quali: piede diabetico, tetano, tromboflebite, trombosi venosa profonda, vene varicose, artrite, aterosclerosi, ernia del disco, gotta, insufficienza renale, insufficienza venosa.

Quali sono i rimedi contro il dolore alle gambe?

Per curare il dolore alle gambe bisognerà individuare e curare la causa che ne è alla base. In caso di dolore generato da eccessiva attività fisica, la prima cura sarà il riposo delle articolazioni, cui dovranno essere affiancati impacchi con acqua fredda sulle parti dolorose delle gambe. Qualora sia dovuto ad affaticamento o crampi dovuti a insufficienza venosa, occorrerà al contrario tenere in movimento le gambe allo scopo di favorire la circolazione del sangue. Oltre al movimento, sono inoltre da prevedere i seguenti accorgimenti: tenere le gambe sollevate quando sono a riposo, evitare calore eccessivo, bere molti liquidi, mangiare frutta e verdura e assumere integratori a base di potassio, dietro indicazione medica.

Dolore alle gambe, quando rivolgersi al proprio medico?

È raccomandabile ricorrere alle cure mediche quando il dolore alle gambe:

  • non accenna a diminuire dopo tre-quattro giorni
  • si intensifica a ogni movimento
  • giunge improvvisamente
  • è particolarmente acuto
  • è accompagnato da febbre
  • è accompagnato da rossore e gonfiore della parte dolorante.

In presenza di gonfiore a entrambe la gambe bisognerà rivolgersi a uno specialista flebologo, angiologo o chirurgo vascolare. Se il dolore fa seguito a un trauma o a una contusione sarà invece consigliabile ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.

Che cos’è la febbre?

La febbre è l’aumento della temperatura corporea dovuta a una reazione da parte dell’organismo a fenomeni naturali anomali, generalmente di natura infettiva. Il nostro corpo ha una temperatura che varia tra i 36 e i 37,2 gradi, che è mantenuta in equilibrio da meccanismi di regolazione che possono essere disturbati nella loro attività dall’attacco di elementi esterni. Un esempio classico è quello della presenza di una sindrome influenzale, con il corpo che reagisce all’attacco dei virus con un aumento della temperatura finalizzata alla loro neutralizzazione. In genere l’aumento della temperatura corporea non è un condizione pericolosa, lo può però diventare quando la febbre si spinge oltre i 40 gradi, soprattutto per i bambini o per i neonati, per cui le temperature elevate possono essere addirittura letali.

Quali altri sintomi possono essere associati alla febbre?

Alla febbre si possono associare altri sintomi, come: mal di testa, brividi, sudorazione, dolori muscolari, stanchezza, disidratazione, sudorazione. In caso di febbre elevata ci possono essere convulsioni, allucinazioni e stato confusionale.

Quali sono le cause della febbre?

Tra le cause della febbre possono esserci infiammazioni (come artrite reumatoide o vasculiti), infezioni (di natura virale o batterica), uso di farmaci e vaccini, colpi di calore o esiti di interventi chirurgici.

Febbre, quando rivolgersi al proprio medico?

Si consiglia di rivolgersi al proprio medico curante quando la febbre perdura da qualche giorno e sia associata a nausea, vomito, mal di gola, difficoltà respiratorie, astenia, gonfiore dei linfonodi, dolore addominale, eruzione cutanea, oppressione al torace, perdita di coscienza e mancanza d’appetito.

Come possono essere individuate le cause della febbre?

Per curare la febbre occorre risalire alle cause che ne sono alla base e intervenire su queste. La causa può essere individuata attraverso semplici esami del sangue, esami delle urine o tamponi faringei. Possono però anche essere richiesti esami più complessi come TAC, radiografia o altri di diagnostica per immagini, con l’obiettivo di escludere condizioni che potrebbero essere alla base dello stato febbrile.

Come può essere curata la febbre?

La febbre in genere tende a scomparire da sé, in modo spontaneo, quando è collegata a stati influenzali o a raffreddamento, e viene osservato un periodo di riposo contraddistinto da un’abbondante assunzione di liquidi. Nel caso di febbre elevata si può intervenire con farmaci anti-infiammatori non steroidei, come l’aspirina (acido acetilsalicilico) o l’ibuprofene o con antipiretici come il paracetamolo. Attenzione: gli antibiotici non sono efficaci in caso di semplice influenza e sono invece utili quando si debba curare una sovrainfezione batterica.

Che cosa si indica con “gambe dolenti”?

Si parla di gambe dolenti quando si presenta una condizione di dolore o disagio che viene avvertito in una gamba o in entrambe le gambe. Si può trattare di un dolore sordo e diffuso oppure di un fastidio più intenso e localizzato, che può essere percepito come bruciore, crampo muscolare o fitta.

Quali sono le cause delle gambe dolenti?

Le gambe dolenti possono derivare da varie cause. In genere si associano ad affaticamento muscolare o a disidratazione, che può essere legata all’assunzione di farmaci come statine o diuretici. Altre cause del dolore alle gambe possono essere traumi, stiramenti, tendiniti o altre condizioni patologiche.

Quali patologie possono essere associate alle gambe dolenti?

Tra le numerose patologie che possono essere associate alle gambe dolenti, ci sono: artrite, aterosclerosi, ernia del disco, gotta, insufficienza renale, insufficienza venosa, piede diabetico, policitemia vera, tromboflebite, trombosi venosa profonda, vene varicose, tumori ossei. Non si tratta di un elenco esaustivo e in permanenza dei sintomi si consiglia di rivolgersi al proprio medico curante.

Quali sono i rimedi contro le gambe dolenti?

La cura per le gambe dolenti varia a seconda della causa che ne è alla base. Quando deriva da un eccesso di attività fisica bisogna agevolare il riposo delle articolazioni e intervenire con impacchi freddi. Nel caso in cui la causa sia un’insufficienza venosa bisogna al contrario tenere le gambe in movimento così da favorire la circolazione del sangue, tenerle sollevate quando sono a riposo, bere molti liquidi, consumare molta frutta e verdura e integratori di potassio oltre a evitare calore eccessivo.

Gambe dolenti, quando rivolgersi al proprio medico?

Se l’indolenzimento alle gambe deriva da un trauma o da una contusione è necessario rivolgersi a un pronto soccorso per ricevere le cure del caso. Se insieme al dolore si registra anche gonfiore alle gambe, dolore ai piedi o vene varicose è consigliabile chiedere un consulto con uno specialista, cioè un angiologo, un flebologo o un chirurgo vascolare. Se il dolore sorge improvvisamente e non scompare dopo due-tre giorni, se è associato a febbre, gonfiore o rossore della parte interessata, se è acuto o se peggiora e rende difficili i movimenti, è il caso di rivolgersi al proprio medico senza esitazione.

Che cos’è l’infezione da Pseudomonas aeruginosa?

Pseudomonas aeruginosa è un batterio Gram-negativo, un agente patogeno opportunistico che colpisce in particolare le persone con difese immunitarie compromesse o barriere fisiche (pelle o mucose) deboli. Si osservano tre stadi di infezione:

  • attacco patogeno e colonizzazione
  • infezione locale
  • passaggio nel sangue e malattia sistemica.
 

Come viene contratta l’infezione da Pseudomonas aeruginosa?

Nella maggior parte dei casi, l’infezione da Pseudomonas aeruginosa è una tipica infezione nosocomiale, ovvero viene contratta in ospedale. In particolare, si tratta del batterio più di frequente isolato nei pazienti ricoverati in ospedale per più di una settimana e uno dei microbi coinvolti nel fenomeno della resistenza a molteplici antibiotici (multi-drug resistance).

Quali sono le malattie e i sintomi correlati all’infezione da Pseudomonas aeruginosa?

Le infezioni da Pseudomonas aeruginosa possono dare origine a:

  • problemi respiratori (ad esempio polmonite)
  • presenza di batteri nel sangue
  • endocardite
  • problemi al sistema nervoso centrale (come meningiti o ascessi cerebrali)
  • problemi all’orecchio (ad esempio otiti)
  • problemi agli occhi (ad esempio endoftalmite o cheratite batterica)
  • problemi a ossa e articolazioni (come l’osteomielite)
  • problemi gastrointestinali (come diarrea, enterite ed enterocolite)
  • problemi alle vie urinarie
  • problemi dermatologici (ad esempio ectima gangrenoso)

In base agli organi interessati i sintomi e i segni dell’infezione possono includere: febbre, cianosi, disidratazione, fastidi addominali, lesioni emorragiche e necrotiche, ascessi, noduli sottocutanei, cellulite, soffio cardiaco, fascite, difficoltà di movimento, edema palpebrale, secrezioni oculari purulente, eritema congiuntivale.

Cure e trattamenti

La cura delle infezioni da Pseudomonas aeruginosa deve comprendere farmaci antimicrobici, in particolare antibiotici, che verranno scelti attentamente in considerazione del fenomeno della resistenza agli stessi antibiotici. Nei casi complessi, potrebbe essere necessaria una terapia basata su una combinazione di due farmaci, come il beta-lattamico e l’aminiglicoside. Se si verificano infezioni superficiali agli occhi, la terapia topica può essere sufficiente, mentre in presenza di infezioni gastro-intestinali può essere necessaria la combinazione di un’adeguata idratazione con un trattamento antibiotico. In taluni casi, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico che permette di rimuovere il tessuto necrotico o di drenare gli ascessi. In casi molto gravi e rari si può dover ricorrere ad amputazione.

Importante avvertenza

Le informazioni fornite sono di carattere generale e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. In caso di malessere, consultare il proprio medico o il pronto soccorso.  

Cos’è l’infezione da rotavirus?

Il rotavirus è un virus estremamente contagioso, in grado di sopravvivere per poche ore sulle mani, ma con la capacità di rimanere attivo per giorni sulle superfici dure e asciutte. Di conseguenza è facile che si diffonda negli ambienti domestici, negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia e negli ospedali. L’infezione da rotavirus, è molto comune fra i bambini fino ai 5 anni. Il periodo di incubazione nei bambini è di circa due giorni, mentre vomito e diarrea provovacati dall’infezione possono durare da 3 a 8 giorni.

Come viene contratta l’infezione da rotavirus?

L’infezione da rotavirus può essere trasmessa sia durante il periodo di incubazione sia durante la fase sintomatica. La via di trasmissione è oro-fecale, per cui per contrarla è sufficiente che il bambino porti alla bocca le mani dopo aver toccato oggetti contaminati da residui di feci di un individuo infetto; il caso tipico è quello in cui un bambino si ammala perché non si lava le mani prima di mangiare o dopo essere andato al bagno. L’infezione, più frequente nei mesi invernali e primaverili, può essere contratta anche dagli adulti.

Quali sono i sintomi e le malattie correlati all’infezione da rotavirus?

L’infezione da rotavirus innesca una gastroenterite. Fra i sintomi più comuni del problema sono inclusi: diarrea, vomito, febbre, disidratazione, dolori addominali, letargia, diminuizione della frequenza della minzione, assenza di lacrime quando si piange, pelle secca e fredda, secchezza delle fauci, occhi infossati, sete intensa.

Come si può curare un’infezione da rotavirus?

Finora non è stato trovato nessuno specifico rimedio per combattere l’infezione da rotavirus. Nel caso di infezione, è consigliabile bere molto per prevenire la disidratazione; in tal modo si riduce anche il rischio di ricovero ospedaliero per reidratazione per via endovenosa. In più, è importante far riposare molto il bambino, farlo mangiare cibi leggeri e facili da digerire (come cracker, riso, pollo e banane) e ricordare che come virus non può essere combattuto con antibiotici. In caso di necessità, il paracetamolo può essere preso. Esistono, invece, due vaccini disponibili per la prevenzione delle infezioni. In entrambi i casi si tratta di vaccini somministrati per via orale e contengono virus vivi attenuati che si sono dimostrati sicuri ed efficaci. Questi vaccini proteggono al 90-100% da gravi malattie da rotavirus, e al 74-85% contro tutte le diarree gravi da rotavirus gravi.

Importante avvertenza

Le informazioni fornite sono di carattere generale e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. In caso di malessere, consultare il proprio medico o il pronto soccorso.

Che cos’è l’ipotensione?

L’ipotensione è una condizione in cui la pressione del sangue è molto bassa. Esistono varie tipologie di ipotensione:

  • ortostatica, che si manifesta quando ci si alza in piedi da seduti e che può dipendere dall’uso di alcuni farmaci come ad esempio gli antidepressivi
  • postprandiale, che si presenta dopo i pasti, quando una buona parte del sangue viene convogliata sull’apparato digerente. Può associarsi all’uso di farmaci o alla presenza di patologie legate al sistema nervoso autonomo, come ad esempio la malattia di Parkinson
  • neuromediata, che riguarda soprattutto i giovani ed è dovuta a un’alterazione dei meccanismi di comunicazione tra il cervello e il cuore.
 

Quali sono le cause dell’ipotensione?

L’ipotensione può avere varie cause, tra cui: malattie cardiache o endocrine, disidratazione, emorragie, patologie legate alla gravidanza o alla carenza di vitamina B9 o di vitamina B12. Può essere causata inoltre da varie patologie, come: embolia polmonare, infarto miocardico, insufficienza cardiaca, acidosi metabolica, occlusione intestinale, gastroenterite o anemia.

Quali sono i rimedi contro l’ipotensione?

Quando l’ipotensione è leggera e non è collegata ad altri sintomi può non essere trattata, può bastare intervenire sul proprio stile di vita adottando un’alimentazione sana, bevendo più acqua, aumentando leggermente il consumo del sale, riducendo quello degli alcolici e utilizzando calze elastiche. In ogni caso è bene individuarne la causa e verificare che non si tratti di una patologia, nel qual caso diventa necessario intervenire su questa. In alcuni casi si dovranno ridurre le dosi assunte di uno specifico farmaco, in altri casi sarà al contrario necessario intraprendere una nuova terapia farmacologica.

Ipotensione, quando rivolgersi al proprio medico?

In presenza di ipotensione bisogna sempre rivolgersi per un consiglio al proprio medico che, valutata la situazione, provvederà a disporre gli esami e le visite idonee a stabilire se alla base del disturbo ci sono o meno problemi di salute.

Area medica di riferimento per l’ipotensione

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per l’ipotensione è il Servizio di Cardiologia.

Che cos’è la policitemia?

La policitemia consiste nell’aumento del volume di globuli rossi nel sangue. Ne esistono due tipologie:

  • quella primaria, che è direttamente associata a difetti nella produzione dei globuli rossi
  • quella secondaria, che dipende da altri fattori o problemi di salute che influenzano la produzione dei globuli rossi.

Sono policitemie primarie la policitemia vera (una patologia del midollo osseo che aumenta la produzione dei globuli rossi), e la policitemia familiare congenita primitiva (in cui il problema è un aumento della sensibilità all’eritropoietina). In entrambi i casi si ritiene che alla base della malattia vi siano delle mutazioni genetiche. Le policitemie secondarie, invece, sono in genere associate a un aumento della produzione di eritropoietina. A scatenarlo possono essere condizioni che provocano ipossia cronica (come alterazioni del flusso di sangue ai reni, ipertensione polmonare, l’enfisema, la bronchite cronica, malattie cardiovascolari croniche, apnee del sonno, difetti congeniti dell’emoglobina oppure vivere in alta quota) o la presenza di tumori che producono eritropoietina (come l’adenocarcinoma, il carcinoma epatocellulare, il carcinoma a cellule renali e i tumori all’utero). Inoltre, a volte anche cisti renali benigne, l’idronefrosi e una rara malattia genetica (la policitemia di Chuvash), possono condurre a un aumento dell’eritropoietina. Infine, la policitemia relativa può essere associata a una riduzione del volume del sangue causato dalla disidratazione. Può essere ad esempio associata a forte vomito, grave diarrea o sudorazione eccessiva. Anche la cosiddetta policitemia da stress è dovuta una diminuzione del volume del plasma, mentre quella del fumatore è dovuta all’aumento dell’emoglobina legata all’anidride carbonica. Può essere rilevata come aumento oltre la norma dell’emoglobina, dell’ematocrito o del numero di globuli rossi. Fra i sintomi associati sono inclusi: prurito, lividi, dolori articolari o addominali, capogiri, debolezza, affaticamento o mal di testa.

Quali malattie si possono associare alla policitemia?

Tra le patologie che si possono associare alla policitemia ci possono essere: policitemia familiare congenita primitiva, policitemia vera, tumore all’utero, adenocarcinoma, BPCO, carcinoma a cellule renali, carcinoma epatocellulare, enfisema. Si rammenta come questo non sia un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di sintomi persistenti.

Quali sono i rimedi contro la policitemia?

Il rimedio migliore contro la policitemia dipende dalla sua causa. Le policitemie primarie in genere richiedono una flebotomia (il salasso). Non è poi da escludere che debbano essere assunti dei medicinali, ad esempio per ridurre il rischio che si formino coaguli di sangue. In caso di policitemia secondaria il trattamento deve invece essere mirato a trattare la condizione sottostante.

Con policitemia quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di policitemia è consigliabile sottoporsi a controlli regolari e rivolgersi a un medico se si verifica la presenza di difficoltà respiratorie gravi, emorragie o sintomi che fanno pensare a un ictus in corso (come difficoltà a parlare e debolezza in un singolo lato del corpo).

Che cos’è la poliuria?

Con il termine poliuria si indica la sovrapproduzione di urina che è associata a un’aumentata frequenza dell’esigenza di minzioni.

Quali altri sintomi possono essere associati alla poliuria?

A seconda della sua causa, la poliuria può essere associata ad altri sintomi come disidratazione, anemia, ipotensione posturale, bradicardia, tachicardia, cataratta, neuropatie periferiche ed emorragie all’occhio.

Quali sono le cause della poliuria?

La poliuria può avere cause di natura patologiche o psicologiche. Può essere originata anche dall’assunzione di alcuni farmaci. Tra le patologie che possono provocare poliuria ci sono: diabete, ipertiroidismo, iperparatiroidismo, ipertrofia prostatica benigna, prostatite o cancro alla prostata.

Quali sono i rimedi contro la poliuria?

In presenza di poliuria bisogna anzitutto reintegrare i liquidi o gli elettroliti nell’organismo. La vera e propria cura può però essere individuata solo dopo avere stabilito quale sia la sua causa di origine.

Poliuria, quando rivolgersi al proprio medico?

La poliuria deve essere sottoposta al proprio medico quando la produzione quotidiana di urina è superiore ai 3 litri.

Area medica di riferimento per la poliuria

In Humanitas Castelli Bergamo l’area medica di riferimento per la poliuria è l’Unità Operativa di Urologia.

Che cos’è la schiuma nelle urine?

La schiuma nelle urine è una situazione piuttosto comune non necessariamente associata a un problema di salute. La formazione della schiuma può essere difatti la conseguenza di una lieve disidratazione che ne aumenta la concentrazione, di piccole quantità di sperma rimaste nell’uretra degli uomini dopo un rapporto sessuale, di un’emissione molto rapida delle urine o, più banalmente, della presenza di un detergente nell’acqua del wc. Tuttavia, questo segno può essere legato alla presenza all’interno delle urine di proteine che, se abbondante, può essere la conseguenza di infezioni ai reni o alle vie urinarie, di malattie che danneggiano i reni, di patologie (come il mieloma multiplo o l’amiloidosi), di un trauma fisico o dell’assunzione di farmaci. La proteinuria è più frequente dopo i 65 anni di età, nelle persone obese e durante la fase di gravidanza.

Quali malattie si possono associare alla presenza di schiuma nelle urine?

Tra le patologie che possono essere associate alla presenza di schiuma nelle urine ci sono le seguenti: fistola vescico-colica, glomerulonefrite, glomerulosclerosi focale segmentaria, iInfezioni delle vie urinarie, mieloma multiplo, nefrite lupica, pre-eclampsia, sindrome nefrosica, amiloidosi. Si rammenta come questo non sia un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di sintomi persistenti.

Quali sono i rimedi contro la presenza di schiuma nelle urine?

La preesenza di schiuma nelle urine spesso non necessita di alcun trattamento. In altri casi può essere necessario modificare la posologia di alcuni medicinali in corso di assunzione, oppure fare ricorso a terapie specifiche che dipendono dalla causa alla sua base. Può essere talvolta necessario agire su una pressione troppo elevata, altre volte assumere antibiotici per fronteggiare un’infezione. Nel caso delle fistole vescico-coliche potrebbe invece essere richiesto un intervento chirurgico.

Con schiuma nelle urine quando rivolgersi al proprio medico?

È opportuno rivolgersi a un medico qualora la presenza di schiume nelle urine persista nel tempo o tenda a peggiorare. In particolare, sintomi concomitanti come sangue nelle urine, un colore o un odore strano delle urine stesse, gonfiore delle gambe, affaticamento, nausea, anoressia, dolori alla schiena o debolezza potrebbero indicare un problema renale che richiede il consulto di un medico. Le donne incinte dovrebbero invece recarsi al Pronto Soccorso qualora il disturbo sia  associato a dolore addominale, forti mal di testa, vista offuscata o aumento della pressione sanguigna.

Che cos’è il silicio?

Il silicio, simbolo chimico Si, è presente nel corpo solo in tracce. Per l’organismo umano rappresenta un oligoelemento essenziale.

A che cosa serve il silicio?

Il silicio è essenziale per la sintesi di collagene ed elastina ed è importante per la salute dei tessuti connettivi, le ossa, la cartilagine, i tendini e le articolazioni. Il collagene agisce come impalcatura e fornisce supporto tissutale, mentre l’elastina fornisce elasticità. In aggiunta, il silicio è importante per regolare la permeabilità del tessuto connettivo e della pelle.

In quali alimenti è contenuto il silicio?

Il silicio si trova in avena, barbabietole, orzo, soia, cereali integrali, radici ed erbe come borragine e ortica.

Qual è il fabbisogno giornaliero di silicio?

La quantità giornaliera necessaria di silicio è di 20-50 mg. Sfortunatamente, il silicio spesso non viene assorbito correttamente. In alcuni casi, per far fronte a questa situazione, può essere utile assumere integratori, naturalmente dopo aver consultato il proprio medico.

Quali sono le conseguenze della carenza di silicio?

La carenza di silicio può causare disidratazione e unghie fragili. Anche la pelle e i capelli possono soffrire di questa carenza.

Quali conseguenze può avere l’eccesso di silicio?

Un eccesso di silicio, prolungato nel tempo, è legato alla silicosi, malattia che colpisce i polmoni. In aggiunta, c’è stato un aumento del silicio nel cervello delle persone affette dalla malattia di Alzheimer.

Il metodo migliore per ottenere il massimo dal silicio è quello di mangiare cibi che lo contengono in grandi quantità.

Che cosa sono le urine maleodoranti?

Le urine maleodoranti sono una condizione medica che risulta spesso associata a infiammazioni, infezioni e altre patologie che vanno a incidere sul funzionamento dell’apparato urinario (ureteri, reni, vescica urinaria e uretra). Molto spesso, difatti, all’origine delle urine maleodoranti ci sono cistiti, prostatiti, uretriti, disfunzioni renali di diverso tipo. Può accadere che l’urina appaia più scurae abbia un odore più forte del solito in caso di disidratazione oppure dopo aver sudato molto: in tal caso la reintegrazione di liquidi sarà sufficiente per far tornare l’urina ai consueti colore ed odore. In taluni casi la presenza di urina maleodorante può dipendere dall’ingestione di specifici alimenti che possono conferirle un odore particolarmente pungente, come accade ad esempio nel caso di cavoli, aglio ed asparagi, o dall’assunzione di alcuni farmaci. Oltre a essere caratterizzata da un odore particolarmente forte, può risultare accompagnata anche dalla presenza di altri sintomi (tra cui urina torbida, presenza di tracce di sangue nelle urine, bruciore durante la minzione).

Quali malattie si possono associare alle urine maleodoranti?

 

Tra le patologie che possono essere associate alle urine maleodoranti ci sono: insufficienza renale, pielonefrite, prostatite, trichomonas, uretrite, calcoli renali, cistite, clamidia, diabete, gonorrea, insufficienza epatica.

Quali sono i rimedi contro urine maleodoranti?

Qualora il problema di urine maleodoranti non sia imputabile all’assunzione di medicinali, all’ingestione di alcuni cibi o alla disidratazione, è opportuno rivolgersi al proprio medico di fiducia. In genere vengono prescritti l’esame delle urine e l’urinocoltura, con l’obiettivo di individuare la causa che le origina. È opportuno non sottovalutare la presenza di tale disturbo: tanto più la diagnosi sarà tempestiva, tanto più sarà possibile intervenire con una corretta terapia e ridurre quindi il rischio di complicanze gravi.

Urine maleodoranti, quando rivolgersi al proprio medico?

In presenza di urine maleodoranti è sempre opportuno rivolgersi al proprio medico di fiducia per un consulto.

Che cosa sono le urine scure?

Note in ambito medico anche con la denominazione “urine nere”, le urine scure sono quelle che  appaiono di colore molto scuro per la presenza al loro interno di sostanze presenti nell’organismo come bile, melanina, emoglobina e mioglobina. Possono inoltre essere provocate dalla presenza nelle urine delle sostanze di scarto di alcuni medicinali. Può accadere che l’urina appaia più scura e abbia un odore più forte in caso di disidratazione, oppure dopo aver sudato molto. In tal caso la reintegrazione di liquidi sarà sufficiente per fare in modo che l’urina riprenda il consueto colore. Oltre ad essere caratterizzate da un colore più scuro del consueto, possono anche apparire torbide e maleodoranti; la loro insorgenza può inoltre essere accompagnata anche da bruciore durante la minzione.

Quali malattie si possono associare a urine scure?

Le urine scure risultano associate a numerose patologie che interessano più o meno direttamente l’apparato urinario: si va da varie infiammazioni e infezioni, sino ad arrivare ad altre patologie che vanno a incidere sul funzionamento degli organi che lo compongono (ureteri, reni, vescica urinaria e uretra) e alle neoplasie a carico di reni e fegato. Nello specifico, tra le patologie che possono risultare associate alle urine scure ci sono: calcoli renali, cistite, clamidia, colecistite, epatite, favismo, gonorrea, insufficienza renale, ittero, nefrite, peritonite, tumore al fegato, tumore al rene, uretrite, calcoli alla cistifellea.

Quali sono i rimedi contro le urine scure?

In presenza di urine scure è sempre opportuno rivolgersi al proprio medico di fiducia che provvederà a prescrivere l’esame delle urine e l’urinocoltura per individuare quale sia causa all’origine del disturbo. È raccomandabile non sottovalutare il problema: tanto più la diagnosi sarà tempestiva, tanto più sarà possibile intervenire con la giusta terapia e ridurre il rischio di complicanze, anche gravi.  

Come capire se è un virus intestinale o indigestione?

Sintomi.
diarrea acquosa, di solito senza presenza di sangue (il sangue, generalmente, indica un'infezione di natura diversa e più grave e il sintomo prende il nome di dissenteria),.
crampi e dolore addominali,.
nausea e/o vomito,.
dolori muscolari o mal di testa sporadici,.
eventualmente febbre lieve e brividi..

Come capire se diarrea e Covid?

La presenza e permanenza del virus nella mucosa gastroenterica provoca la comparsa di disturbi gastrointestinali che a volte possono rappresentare l'unico sintomo di infezione da Covid 19..
diarrea;.
nausea;.
vomito;.
discomfort addominale (fastidi allo stomaco e all'intestino);.
inappetenza..

Perché dopo la diarrea ho freddo?

Bisogna pensare che durante la fase digestiva l'afflusso del sangue nella zona addominale aumenta, per permettere all'apparato digestivo di lavorare di più rispetto al normale. Tale afflusso sanguigno nell'area intestinale rende la zona della pancia più sensibile agli sbalzi di temperatura ambientali.

Quanto dura il virus intestinale 2022?

Questo virus provoca vomito e diarrea acquosa. I sintomi di solito compaiono da 3 a 4 giorni dopo l'esposizione e durano da 2 a 7 giorni.

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