Come si chiamano le bambole che sembrano vere

Bambole che sembrano vere (bambole reborn): cosa sono esattamente ?

Questo termine si riferisce alle bambole realistiche, che riproducono in dettaglio l'aspetto e le azioni di un neonato. Possono essere una riproduzione di uno o più bambini particolari.

Le bambole vere da collezione sono fatte di silicone, di vinile, o di silicone/tessuto, con una finitura estremamente accurata. Sono commercializzati in tutto il mondo (come sul nostro sito ufficiale) e sono un sostituto di un bambino vero. La madre di una "bambola reborn" fa le stesse cose che farebbe al proprio figlio: nutrire, cambiare, fare il bagno, vestire...

I bambolotti che sembrano veri sono utilizzati come sostituto del bambino per le donne che non hanno avuto la fortuna di avere un bambino. Forniscono una terapia alle madri che hanno avuto un figlio nato morto o i cui problemi di infertilità non sono stati risolti.

Il sostegno psicologico temporaneo che una bambola rinata dà a una donna può ripristinare il suo equilibrio emotivo e quello della sua famiglia. Ma la bambola è anche utile nei casi di malattia di Alzheimer.

Una bambola che sembra vera può anche riempire una casa che i bambini in crescita hanno lasciato, una contromisura contro la sindrome del nido vuoto. Per alcune donne, la bambola realistica è un modo di anticipare la futura maternità. In un certo senso, è un modo per avere una riproduzione in 3D del loro futuro bambino.

Bambole reborn che sembrano vere: una questione controversa ?

Le bambole da collezione che sembrano vere sono ora oggetto di dibattito. Per molti osservatori, le donne che vanno in giro con quello che considerano un vero bambino non possono che essere pazze. In paesi come gli Stati Uniti e la Germania, tuttavia, andare in giro con una "reborn doll" comincia ad essere considerato normale.

È innegabile che le bambole reborn che sembrano vere da comprare riempiono l'assenza di un bambino in una casa. Possono consolare la madre per un po', fino a quando il lutto è finito. È quindi l'uso di un baby-doll oltre questa fase che sembra problematico. Per alcune donne, il possesso di questo tipo di bambole è diventato una vera e propria dipendenza.

Gli specialisti continuano quindi a chiedersi fino a che punto il bambolotto reborn possa essere un sostituto fedele di un figlio che non si è avuto. Il lutto è un processo essenziale, le cui tappe devono essere rispettate. Ma il neonato in silicone sembra trascinarlo. Durante i primi mesi, la presenza della bambola può portare una vera consolazione, ma l'attaccamento ad essa crescerà e ricorderà alla donna l'assenza del suo bambino.

Le bambole che sembrano bambini veri non sono quindi un modo realistico di affrontare il dolore per arrivare ad una vera accettazione della situazione. Allo stesso modo, nel caso della partenza di un bambino che è cresciuto, è essenziale che i genitori accettino questa partenza come parte del normale sviluppo dell'essere umano. L'impossibilità di avere un figlio è meglio rimediata dalla calda presenza di amici o parenti.

Non c'è niente di patologico nell'essere attaccati alle bambole in silicone che sembrano vere. Una donna può solo essere lodata per aver cercato di migliorare il suo stato emotivo e per aver voluto superare una situazione dolorosa. Tuttavia, è essenziale distinguere la realtà dalla finzione.

È preferibile che l'uso di questo tipo di bambola sia fatto sotto la supervisione di un professionista. C'è il rischio che la persona lo consideri come un bambino vero, il che è un segno di dipendenza emotiva che va oltre un semplice giocattolo.

Se vuoi scoprire altre bambole realistiche, non esita a visitare la nostra collezione delle bambole reborn più adottate dai genitori. Tra questi bestseller, troverai bellissimi neonati in silicone con pigiami di unicorno o abiti da principessa che stupiranno il tuo bambino !

C’era una volta le bambole di porcellana, le più amate dai collezionisti. Oggi al loro posto, ci sono le “reborn dolls“, chiamate anche “bambole rinate”, opere uniche e iperrealistiche, realizzate interamente a mano e in modo accurato da alcuni artisti, noti come “reborners” .

Le bambole sono caratterizzate da pori, saliva, lacrime, vene, capelli, ciglia; quelle più raffinate sono in grado di riprodurre la respirazione e il battito cardiaco propri di un bambino vero, grazie a specifici sistemi elettronici. La maggior parte delle bambole rinate sono costruite in vinile, quelle più realistiche in silicone. Al tatto risultano morbide e profumano di bebè visto che tendenzialmente riproducono un neonato tra i 3 e i 6 mesi. Di frequente hanno un magnete all’interno della bocca, affinché le bambole possano trattenere il biberon e i ciucci. Queste bambole sono tutte diverse tra loro con capelli e occhi diversi, così come trovano di tutte le etnie. Una volta realizzati, i neonati reborn sono disponibili all’adozione, ovvero alla vendita (online o alle fiere). Al fine di simulare un’adozione vera e propria, vengono forniti certificati di “nascita” o “adozione” del “bambino”.

Come si chiamano le bambole che sembrano vere
Claudia Vezzali del laboratorio artistico “La culla dei sogni” insieme a un “bebè” (Instagram)”

Il fenomeno delle “reborn doll” è partito in America negli anni ’90 – e oggi molto diffuso anche in Italia – per una forma di puro collezionismo. Fin dai primi bambolotti prodotti, risalta agli occhi una naturalezza disarmante capace di confondere sulla realtà dei fatti, tanto che, piano piano, i prodotti in questione hanno iniziato ad attirare l’attenzione non più soltanto di collezionisti in cerca di opere d’arte.

Così l’utilizzo di queste bambole è arrivato nel campo della formazione pediatrica per sostenere gli studenti a imparare le abilità pratiche per l’infanzia, nelle case di cura per aiutare a diminuire comportamenti distruttivi nelle persone con demenza, nei corsi preparto e in alcuni lavori nel settore dello spettacolo (in assenza di bimbi veri). Oltre a collezionisti, i possessori delle “reborn doll” sono persone che hanno subito la perdita di un neonato, un aborto spontaneo, non possono adottare dei figli o soffrono della sindrome del nido vuoto. E così migliaia di donne li trattano come figli veri: li portano al parco giochi, cambiano loro i pannolini, fanno loro il bagnetto e sui social si scambiano opinioni su come vestire e acconciarli.

La psicologa svedese Britt-Marie Egedius-Jacobsson, è stata la prima che ha dimostrato come l’utilizzo di bambole, più o meno realistiche, sia utile nel migliorare il benessere delle persone affette da alcune malattie come la demenza senile, l’Alzheimer e alcune patologie psichiatriche caratterizzate da disturbi del comportamento. I dati fanno emergere una diminuzione statisticamente significativa dei livelli di ansia, aggressività, oppositività, insonnia e, al contempo, un miglioramento dei livelli di vivacità/attività e il tutto senza uso di farmaci.

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Una delle bambole create dall’artista italiana Jennifer Zanazzi (Instagram)

Il documentario italiano “Lonely Dolls”

Negli ultimi anni la produzione delle bambole si è molto intensificata, anche in Italia, in conseguenza a un boom di richieste: uno scenario per certi versi sconcertante perché il confine tra ciò che è realtà e ciò che rifugge da essa è assai labile. Un viaggio dentro il mondo di queste bambole lo offre il documentario “Lonely Dolls” diretto da Renato Giugliano e prodotto da “EIE fllm” per Warner Bros. Discovery che arriva in prima tv l’8 luglio alle 20,20 su Real Time (canale 31 del digitale terrestre).

Come si chiamano le bambole che sembrano vere
“Lonely Dolls”, un film di Roberto Giugliano

Il docu, sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna, prova a raccontare questo fenomeno che nel mondo coinvolge centinaia di migliaia di persone: collezionisti, esibizionisti, persone sole o in cura psicologica, coppie in crisi, famiglie gay e cosplayers. E’ un viaggio per scoprire cosa spinge una persona o una famiglia a comprare una bambola iper-realistica che al tatto e alla vista può essere confusa con un bambino, spesso un neonato, vero. “Abbiamo scoperto che si tratta di un mondo di contraddizioni e sorprese, ma anche un mondo di artiste, scultrici e creatrici dalla tecnica fine e perfezionata in anni di studio e impegno professionale. Abbiamo quindi deciso di raccontare questo fenomeno immergendoci direttamente nelle vite degli acquirenti di queste bambole e nei laboratori di due tra le più affermate creatrici italiane” racconta il regista Renato Giugliano.

La serie tv “Servant”

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Il poster della serie tv “Servant”

Il tema del figlio perduto e l’utilizzo delle “reborn dolls” è affrontato anche nella serie a tinte thriller “Servant“, creata da Tony Basgallop e distribuita su Apple TV+ dal 28 novembre 2019. La trama segue i genitori Dorothy e Sean Turner, stravolti dalla morte del loro bambino Jericho. Per provare a farla uscire dal tunnel del dolore, il marito porta in casa una “bambola reborn“, che realisticamente riproduce le fattezze del figlio. La donna comincia a credere che la bambola sia vera e decide, col marito, di assumere una tata, Leanne, per accudire la bambola. Le vite dei due genitori vite cambieranno per sempre nel momento in cui questa donna metterà piede all’interno della casa. Fra eventi inquietanti e personaggi singolari, la verità verrà presto a galla, aprendo porte del passato che – forse – era meglio lasciar chiuse.

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Come si chiamano le bambole Reborn?

Le Reborn Dolls – che in italiano traduciamo letteralmente comebambole rinate”, cioè nate due volte – sono bambole in vinile o in silicone molto realistiche, lavorate artigianalmente per assomigliare il più possibile a bambini veri. E si acquistano generalmente su internet.

Cosa è reborn?

Le bambole Reborn, in italiano tradotte letteralmente come "bambole rinate", cioè nate due volte, sono bambole in vinile molto realistiche, lavorate artigianalmente per assomigliare il più possibile ai bambini veri.

Cosa fa una bambola Reborn?

Le reborn doll riuscirebbero ad aiutare le persone affette da ritardi cognitivi, da malattia di Alzheimer oppure, ancora, che hanno perso prematuramente un figlio, permettendogli di migliorare l'umore. In alcuni casi, infatti, si parla di Doll Therapy, ovvero una terapia psicologica volta a stimolare le emozioni.