Non credevo di avere ucciso Show Luigi Luccheni, dal carcere di Ginevra un anno dopo l�assassinio *** Ci� che dagli anni Cinquanta mezzo mondo ha creduto di conoscere, grazie alla trilogia di film di Ernst Marischka interpretati da Romy Schneider, della cosiddetta �principessa Sissi�, � poco meno di un palese falso storico. A cominciare dal titolo e dallo stesso nome. Elisabetta di Baviera, imperatrice di Austria e regina d�Ungheria, non fu infatti mai �principessa�, essendo stata duchessina e poi imperatrice, n� alcuno la chiam� mai in vita con il vezzeggiativo di �Sissi�. Altri elementi della narrazione distorcono l�intera vicenda. Lo stesso anarchico che la uccise, pugnalandola sulle sponde del lago di Ginevra, non fu mai un �vero� anarchico ma un giovane disperato e gonfio di rancore. Elementi pi� che sufficienti per una rivisitazione delle vicende che videro protagonisti una donna la cui figura fu ben pi� complessa e contraddittoria di quanto quei film mostrassero e un uomo che fu vittima del suo terribile passato. Due destini che, venendo da mondi tanto lontani, si incrociarono infine nella maniera pi� tragica, sulle rive di un lago. Renzo Castelli (Pisa, 1937) ha svolto una lunga attivit� giornalistica scrivendo su importanti testate nazionali (�Paese Sera�, �La Stampa�, �La Nazione�). Ha pubblicato una ventina di libri di sport, costume, storia, narrativa, vincendo numerosi premi. Con questo nuovo libro posa il suo sguardo curioso su una remota vicenda che ebbe grandissimo clamore: l�assassinio dell�imperatrice d�Austria, Elisabetta di Wittlesbach. Una storia torbida, che � stata edulcorata da un cinema di maniera, nella quale il contorno dei protagonisti � la vittima e l�assassino � � sempre rimasto avvolto in un alone di leggenda.
Ma la svolta decisiva nella vita di Sissi
arriva nell’agosto del 1853, quando la madre Ludovica e la zia Sofia (madre dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe) si accordano per far sposare il giovane Francesco Giuseppe con la secondogenita di Ludovica e Max: Elena (da tutti chiamata Nenè). E così, il 15 agosto 1853, da Possenhofen parte una carrozza, all’interno della quale siedono le donne della famiglia di Sissi: la mamma, Nenè, Elisabetta e una cameriera. Tuttavia, nonostante la volontà di ferro di entrambe le sorelle, gli occhi
del giovane imperatore, allora ventiduenne, non cadono affatto su Nenè, bensì su Sissi. Solo quattro giorni dopo il primo incontro, il 19 agosto 1853, viene ufficialmente annunciato a Bad Ischl (dove si trovava in vacanza la famiglia imperiale asburgica) il fidanzamento e la data delle nozze è fissata per l’aprile dell’anno successivo. La notizia fa scalpore, soprattutto perché nessuno a Vienna conosce la futura sposa né tantomeno si aspetta un così rapido fidanzamento. Tuttavia, già fin da
giovane, Francesco Giuseppe (amabilmente chiamato Franz) dimostra fermezza e volontà, che nemmeno la madre riesce a piegare.
Dopo pochi giorni, compiute le formalità previste dal cerimoniale, la futura imperatrice e la sua famiglia tornano in Baviera e subito iniziano i preparativi: l’arciduchessa Sofia è stata molto chiara in proposito: Sissi deve imparare altre tre lingue, studiare la storia e la geografia, perfezionarsi nel ballo e migliorare la postura, nonché curare maggiormente il suo personale, soprattutto i denti. Si sa che i problemi ai denti erano ereditari nella famiglia Wittelsbach, ma a Vienna sono stati irremovibili: non si può tollerare una imperatrice che, per quanto bella, non possa mai sorridere perché ha i denti gialli! Tutti questi precettori che si alternano in continuazione a Possenhofen fanno girare la testa alla piccola Elisabetta che sempre di più avverte il peso della posizione che sta per assumere. Alla domanda di una dama di compagnia riguardo all’imperatore, Sissi risponde: “Certo che lo amo molto, ma se solo non fosse imperatore…!” Francesco Giuseppe si reca frequentemente a Possenhofen, dove la coppia trascorre piacevoli giornate sul lago di Starnberg, lontani da folle e curiosi, da cerimoniali ed etichette che, anche il giovane imperatore, educato rigidamente come un soldato, a stento sopporta.
Numerose sono le raffigurazioni di questo “viaggio” e altrettante sono quelle dell’ingresso di Sissi a Vienna, nonché immagini della coppia di fidanzati a passeggio per i giardini viennesi; ma straordinariamente scarse, parziali ed
imprecise sono quelle del matrimonio. Non esistono immagini attendibili che raffigurino la coppia nel giorno del loro matrimonio, celebrato solennemente nella Augustinerkirche dal principe arcivescovo di Vienna, cardinale Rauscher, il 24 aprile 1854. Per esempio, non si sa pressoché nulla sull’abito della sposa (di cui oggi è rimasto soltanto lo strascico), se non che ci sono volute ben tre ore per indossarlo e per sistemare sul capo di Sissi il diadema imperiale, offerto dall’arciduchessa.
La vita di Elisabetta cambia radicalmente da
questo giorno in poi: dalla città di Monaco, piccola ma al massimo dello splendore e dell’importanza culturale sotto re Ludwig, si trova proiettata nella solenne e antica Vienna, costretta a vivere nella Hofburg, enorme e splendida, ma poco moderna e sicuramente ancor meno confortevole. Per Sissi la vita a palazzo è molto dura, anche aggravata dalla personalità invadente di Sofia e dalla scarsissima privacy che, ad un personaggio pubblico come lei, è riservata. Ogni suo movimento ed ogni sua
azione sono strettamente controllati e non può battere ciglio senza che la suocera ne venga informata e che i commenti risuonino per tutto il palazzo. E’ proprio a causa di questa vita “pubblica” a corte e dei ruoli di rappresentanza, mal sopportati dalla giovane imperatrice, che Elisabetta inizia a soffrire di quelle che oggi sono comuni malattie nervose: insonnia, depressione, attacchi di ansia e, sicuramente, anoressia. Cresciuta, infatti, in un ambiente dove l’ideale
di bellezza femminile è rappresentato da corpi sicuramente non minuti o esili, ma al contrario da dame dalle curve morbide, ulteriormente enfatizzate dai vestiti larghi e gonfiati, Elisabetta elabora tuttavia una sua propria concezione di bellezza che, esasperata e portata all’eccesso dal crescente esaurimento nervoso, viene a coincidere con l’anoressia. Oltre a ciò, anche il destino, con Elisabetta, non è certo stato tenero: la prima figlia, Sofia, nasce nel 1855 (Sissi ha solamente 18 anni),
ma muore appena due anni dopo. Nel 1856 nasce la secondogenita Gisella e nel 1858 è la volta del tanto sospirato erede maschio: Rodolfo.
E’ sicuramente triste dover sfatare un mito come quello di Sissi, che troppo spesso ci è stata presentata come la Cenerentola dell’Ottocento, che sposa il suo
principe azzurro, bello e potente, e visse felice e contenta nel suo nido d’amore.
Le disgrazie infatti non tardano ad arrivare e a sconvolgere profondamente la vita di Sissi. Prima la morte dell'amato cugino Ludwig nel 1886 ma il culmine, tuttavia, si
raggiunge sicuramente con il suicidio dell’erede al trono ed unico figlio maschio di Elisabetta e Francesco Giuseppe, Rodolfo, il 30 gennaio 1889 nel castello di Mayerling. Questo grave episodio, ancora oggi avvolto nel mistero, ha turbato sia la madre che l’austero padre, lasciandoli profondamente scossi. E’ in occasione di questo incidente che la coppia imperiale, che ormai conduceva vite separate, si riavvicina, seppur per breve tempo. Francesco Giuseppe ed Elisabetta ormai non si vedono
quasi più e quasi nemmeno più si scrivono. Sissi trascorre molto tempo in Ungheria (di cui è diventata regina), ama viaggiare e girare l’Europa, ma spesso in incognito, per evitare scorte, parate, cerimonie e ricevimenti che lei tanto detesta. L’imperatore a Vienna si sente molto solo e desidererebbe più di ogni altra cosa avere accanto a sé la “sua” amata Sissi, ma ad Elisabetta ormai poco importa più sia del marito che della corte viennese…
Nel pomeriggio, mentre passeggia sulle rive del lago, un corvo si avvicina e con un colpo di ali sfiora l’acconciatura di Sissi, che, spaventata e incupitasi, mormora: “Un corvo così vicino… è sicuramente un segno
per me… e non è un buon augurio, indica sempre una sventura per la nostra Casa…”. Poi rientra in albergo, riposa un’ora ed esce nuovamente per passeggiare. La mattina seguente alle undici in punto l’imperatrice e la sua dama lasciano l’albergo, felici per intraprendere una gita in battello sul lago. E’ una splendida giornata, Sissi si sente straordinariamente riposata, nonostante l’insonnia ed inoltre è uno dei pochi giorni in cui non avverte particolari dolori. Dopo un giro per la città, alle
tredici e trenta, mancano pochi minuti alla partenza del battello. Sissi imbocca il vialetto che conduce al molo.
Sissi cade all’indietro, la contessa urla, Lucheni
scappa. Un cocchiere le soccorre, aiuta l’imperatrice a rialzarsi, le sistema il vestito. La contessa Sztàray spiega, convinta, che l’uomo, dopo averle spinte, abbia assestato un forte pugno ad Elisabetta. “Non è accaduto nulla, sto benissimo… forse quell’uomo voleva rubarmi l’orologio!” Elisabetta rassicura in francese e tedesco tutti coloro che sono accorsi per aiutarla. Lucheni intanto corre lontano e, voltatosi, vede colei che dovrebbe essere morta rialzarsi ed imbarcarsi. Rallenta allora la
sua folle corsa, convinto di avere fallito il suo colpo e di avere perso l’occasione migliore della sua vita. Intanto il vaporetto con Elisabetta a bordo salpa. Le guance di Sissi si fanno improvvisamente pallide “Datemi il vostro braccio…” mormora alla contessa, poi scivola a terra e perde i sensi. Tutti pensano che sia svenuta per lo spavento. Poi le slacciano l’abito nero per farle dei movimenti respiratori ed allora, sulla camicia lilla, si scopre una macchia color marrone: da un minuscolo
foro, lasciato dal punteruolo di Lucheni è uscita una sola fatale goccia di sangue.
Rileggendo la vita di questa donna e guardando le foto della partecipazione commossa di una folla
incredibile, a molti è venuto spontaneo un paragone, forse un po’ azzardato, ma che può far sorridere: quante cose hanno in comune Elisabetta e Lady Diana? A pensarci bene ne vengono in mente troppe, a partire dalle lontane parentele, senza parlare del matrimonio, dapprima fiabesco, poi tormentato e deludente, l’ansia, la popolarità, l’insofferenza per i cerimoniali, per le folle, le malattie nervose ed anche la morte, improvvisa e prematura, ma che ha destato tanto sentimento nel popolo da far
meritare pienamente ad entrambe queste donne il titolo di "regine di cuori”. Francesco Venuti Perché la principessa Sissi e così famosa?La fama della sovrana è dovuta in particolar modo alla sua grande presenza nella cultura di massa: nell'immaginario collettivo Sissi è infatti divenuta un mito senza tempo di bellezza, eleganza e portamento che si legano al suo elevato status sociale e alla sua romantica e idilliaca relazione coniugale con Francesco ...
Come morta principessa Sissi?10 settembre 1898Elisabetta di Baviera / Data dell'assassinionull
Perché la principessa Sissi si chiama così?Lei sostiene infatti che l'unico che la poteva chiamare “Lisi” era suo padre, il duca Max di Baviera, in quanto esiste una lettera a lui indirizzata e firmata proprio in questo modo. La madre, le sorelle ed i fratelli - prosegue la storica tedesca - la chiamavano abitualmente “Sisi” (con una “s” soltanto).
Chi sono oggi gli eredi della principessa Sissi?La Villa Imperiale è tuttora abitata dagli Asburgo, discendenti diretti di Francesco Giuseppe ed Elisabetta, nipoti di Francesco Salvator e Marie Valerie.
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