E io speriamo che me la cavo

  • Trama Io speriamo che me la cavo
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  • Critica di Io speriamo che me la cavo
  • Curiosità su Io speriamo che me la cavo
  • Interpreti e personaggi di Io speriamo che me la cavo
  • Premi e riconoscimenti per Io speriamo che me la cavo
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Trasferito a Corzano, in provincia di Napoli, solo per l'errore del Provveditorato agli Studi, il maestro Marco Tullio Sperelli è stato destinato ad una terza elementare. Lui, ligure, bravo ed onest'uomo, si trova subito in una situazione pressoché disastrosa. Non più di tre allievi in classe: il quarto deve andare a cercarselo a domicilio, gli altri (in tutto sono una ventina) li recupera qua e là, quasi sempre in strada. Nella classe (mista) ci sono bambini furbi, per lo più allegri, una bambina, Rosinella, che fa la tenera con il maestro, Vincenzino, intelligente e svelto, nonchè Raffaele, il più grande, già implicato a far da messaggero per la camorra locale. Per questo Sperelli, malgrado la propria mitezza, dà un ceffone a Raffaele il quale giura vendetta. Ma quel gesto violento propizia definitivamente al maestro il massimo rispetto di tutti i ragazzi. D'altra parte lui si preoccupa di tutti i suoi allievi, anche se ha già chiesto un altro trasferimento, poichè con quei ragazzi ed il loro ambiente pensa che non ce la farà mai.

CRITICA DI IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

"Questo film lo si può volentieri collocare tra i migliori di Lina Wertmuller; sentimenti e freschezza di espressione. Non è mai facile dirigere e far recitare i bambini con naturalezza, evitando leziosaggini fastidiose. La trama è di per se fragile e si è addebitato al maestro trasferito dall'Italia del nord una lentezza eccessiva in quanto personaggio. Al contrario Paolo Villaggio lo ha compiutamente colto, lasciandosi catturare dalle voci pigolanti dei suoi allievi, comprendendoli nelle marachelle e furbizie, ma anche sapendoli capire nelle esperienze quotidiane e in quella espressione di dolore, che da secoli sedimenta perfino negli occhi dei bambini napoletani: per finire affascinato da bizzarrie e dolcezze, da melanconie e sorrisi nella confusione generale. Villaggio a tratti sognante, ma sempre partecipe, è stato delicato e bravissimo e gli allievi irresistibili. Il dialetto, con i suoi sapori, i suoi guizzi, il necessario e vivido miscuglio di allegria , di speranza e di scetticismo da sostanza e fa da mediatore e persuasore. Qua e la, probabilmente inevitabili, anche spunti e ritmi da sceneggiata (l'arresto da parte dei carabinieri di un ragazzo dei vicoli, con conseguenti clamori, lacrime e coralità del quartiere). Altrettanto inevitabile nello sfondo (ma pure in una miriade di echi e notazioni spicciole) la città ed il clima che si conoscono, senza per fortuna ricorrere a battibecchi e sfide Nord-Sud ultra acusate. Dalle labbra di alcuni bambini, per i quali la fanciullezza è stagione precoce e troppo presto finisce nel disincanto, fuoriesce qualche parolaccia". (Segnalazioni Cinematografiche). "Irritante e folcloristica patacca alla vesuviana che Lina Wertmuller ha tratto dallo scaltro best seller di Marcello D'Orta, inventando la figura del maestro (là inesistente). Operazione quasi del tutto fallita, nonostante l'indubbia bravura di un Paolo Villaggio finalmente vedovo Fantozzi, perché il film sa più di sceneggiata che di commedia; e quei bambini evidentemente plagiati sono più insopportabili delle foche ammaestrate del circo". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 6 settembre 2001)

CURIOSITÀ SU IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1992.TITOLO INGLESE: ME, LET'S HOPE I MAKE IT.

SOGGETTO DI IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

LIBERAMENTE ISPIRATO DALL'OMONIMO LIBRO DI MARCELLO D'ORTA

E io speriamo che me la cavo

PREMI E RICONOSCIMENTI PER IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO

Nastri d'Argento - 1993

Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 1993

  • Candidatura migliore attrice non protagonista a Isa Danieli

Paolo Villaggio è il protagonista del grande successo del 1992 targato Lina Wertmuller Io speriamo che me la cavo, tratto dall'omonimo romanzo di Marcello D'Orta.
Villagio interpreta il maestro ligure Sperelli, il quale dopo aver chiesto un trasferimento nella sua città d'origine, viene però mandato in un paesino del napoletano a causa di un errore ministeriale.
Dopo tanti problemi d'adattamento, i bambini iniziano però ad affezionarsi al maestro, il quale però proprio in quel momento riceve la comunicazione del trasferimento in Liguria.
Durante il viaggio di ritorno in Liguria, il maestro Sperelli legge un commovente tema di uno dei ormai suoi ex alunni napoletani.

(Foto di Penta Film)

Che fine hanno fatto i ragazzi di Io speriamo che me la cavo?

Adriano Pantaleo, che interpretò il piccolo Vincenzino, barista, oggi è un attore di teatro. Luigi Lastorina, nel film è Totò, oggi è un dj. Dario Esposito, nel ruolo di Gennarino, il bambino che dormiva in classe, oggi è un militare. È sposato con la cugina di Adriano Pantaleo.

Dove è stato girato il film Io speriamo che me la cavo?

Pur essendo ambientato in Campania, il film è stato girato principalmente in Puglia, in particolare a Taranto.

Chi è l'autore del libro Io speriamo che me la cavo?

Marcello D'OrtaIo speriamo che me la cavo / Scritto danull

Chi erano i bambini di Io speriamo che me la cavo?

Ma la vera rivelazione di quel film furono i bambini, gli alunni di quella scuola sgangherata che divenne un po' la scuola di tutti. Vincenzino, Raffaele, Totò, Tommasina, Rosinella divennero gli “scugnizzi” più amati di sempre e diedero prova di grande talento e capacità interpretative.