Il linguaggio delle posate a tavola

Le posate sono lo strumento di comunicazione fra chi si è occupato del pasto - padrona di casa o ristorante - e chi si siede a tavola. Da una rapida occhiata, si potrà capire quante e quali portate verranno servite, e i camerieri sapranno esattamente se è ora di sparecchiare o meno. Senza dover dire una parola.

Quale uso?

Se nei si siede ad una cena dove il menù è già stato definito, molto spesso si trovano sul tavolo le posate che serviranno per mangiare l’intera cena. Occupa un po’ di spazio, ma è più pratico per i camerieri, che così non devono riapparecchiare ad ogni portata. In questo caso si usano le posate a disposizione, dall’esterno verso l’interno - non si scelgono quindi a proprio piacimento.

In altri ristoranti le posate vengono portate ad ogni portata, quindi la scelta è piuttosto facilitata.

Come si tengono

Non come una zappa, con il pugno chiuso, o come una penna, con le dita unite. Si tengono con l’indice steso lungo il manico. Se si sta usando solo la forchetta, avrà i rebbi all’insù.

Un boccone per volta

A meno che non si abbiano meno di 10 anni, non si tagliano tanti bocconi di cibo per poi appoggiare il coltello e poter mangiare felici con la forchetta. Un boccone alla volta. Con calma.

Pausa (senza lavaggio)

Fra un boccone e l’altro, le posate si tengono in mano. Il coltello non si lecca, la forchetta neppure, non serve “lavarli” a suon di linguate per poi riappoggiarli sulla tovaglia.  Se si vuole bere o fare una pausa, si appoggiano sul piatto incrociate. Non si lasciano modello “aeroplano” con i manici sulla tovaglia, anche se il concetto è corretto: dopo che forchetta o coltello hanno toccato cibo, non devono tornare mai sulla tovaglia.

Le posate sporche

Al ristorante, ad ogni portata le posate usate spariscono con i piatti sporchi. Finito di mangiare si lasciano quindi in posizione 18.30 sul piatto, vicine una all’altra e con i manici verso di sé. È il segnale che si è finito di mangiare - anche se c’è ancora cibo nel piatto.

Cucchiai e cucchiaini

Donna Letizia, maestra insuperata del savoir vivre italiano di lontani anni Sessanta, ammonisce “non lo si deve inghiottire fino al manico”.

Se stiamo parlando di un caffè, il cucchiaino si usa solo per girare lo zucchero, non si lecca.

Come si ordina al ristorante 

Come si usa il tovagliolo

Galateo: manuale di sopravvivenza

A tavola tutto ha un significato, dalla disposizione delle stoviglie, ai gesti che facciamo mentre mangiamo. Vi siete mai accorti che a volte, le persone che mangiano con voi, cambiano spesso la posizione delle posate durante il pasto? Vi siete mai chiesti per quale motivo?

In realt� esiste un �linguaggio delle posate�, cio�, in base a come posizioniamo le posate sul piatto mandiamo un messaggio ben preciso a chi guarda il nostro piatto. Quasi tutti noi a fine pasto usiamo poggiare le posate sul piatto un p� a casaccio, in realt� esse vanno posizionate in un modo ben preciso, parallele l�una all�altra, in verticale, precisamente alle ore 12.00.

Se vogliamo dire che il pasto non ci � piaciuto baster� mettere le posate a forma di �x�, inserendo il coltello tra i rebbi della forchetta, se invece vogliamo dire che la pietanza appena mangiata era veramente buona dobbiamo posizionare le posate una parallela all�altra, questa volta per� in orizzontale, alle ore 15 per intenderci.

Ma non finisce qui, quando sul piatto le posate sono posizionate con le punte che quasi si toccano allora vorr� dire che si vuole fare una piccola pausa, se invece sono a forma di �+� vorr� dire che siamo pronti per la seconda portata.

Un linguaggio che � bene conoscere non solo per stare attenti quando mangiamo fuori casa a mandare il �messaggio� corretto, ma anche, e soprattutto, per capire quando abbiamo ospiti a casa cosa pensano della nostra cucina.

Il linguaggio delle posate a tavola

Edited by fairy_84 - 25/1/2016, 19:20

di Simona Pruiti Ciarello

Con il termine Posata si intende principalmente un utensile che serve per mangiare o cucinare evitando il contatto tra il cibo e le mani. Le posate si dividono in due categorie: quelle da tavola, usate appunto per mangiare e quelle da servizio, usate per la preparazione e il servizio.

Con questa definizione essenziale e precisa di Wikipedia avrete ben capito di cosa si parlerà oggi. Questa volta ho rivolto l'attenzione ad un oggetto di uso quotidiano. 

Anche in questo caso tutti noi abbiamo il Servizio con la S maiuscola, riposto per bene in un cassetto e utilizzato solo nelle grandi occasioni. La posata è però qualcosa che fa parte del nostro quotidiano e viene quasi data per scontata, andiamo quindi a dedicargli qualche riga. 

Anche su questo argomento c'è davvero tantissimo da raccontare, chicche di bon ton, linguaggio segreto delle posate e molto altro, io però cercherò di essere essenziale e non dilungarmi troppo.

Dove nascono - accenni storici

Le posate iniziano a circolare in Francia e in Italia intorno al XVII sec., nel 1851 Michel de Montaigne, durante infatti un suo viaggio in Italia, annotò l'uso quotidiano di una forchetta individuale con due rebbi (denti), sistemata tra due salviette insieme al pane, a un cucchiaio e a un coltello. Questo accenno storico è un po' il riassunto di quando si inizia a parlare di utilizzo vero e proprio delle posate a tavola, anche perché ci sono dei riscontri storici diversi per ogni singola posata, e addirittura per la forchetta stessa, che prima era a due punte(rebbi) e poi solo nel 1770, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, si parlerà di forchetta a 4 punte come la conosciamo noi al giorno d'oggi. 

Le primissime posate furono però i coltelli, comparsi già a partire dall'età della pietra, anche se poi saranno i Romani a servirsene per primi a tavola. Da qui fino al Cinquecento ne continuerà un uso molto limitato unicamente da parte delle famiglie più agiate.

Arrivando invece ai giorni nostri e di posate ormai ne esistono di tutti i tipi, principalmente si dividono in base alla pietanza: abbiamo quindi il coltello per la carne e quello per il pesce, il cucchiaio per i brodi e quello per le zuppe, i cucchiaini per il tè, per il caffè o per i dolci. Insomma chi più ne ha più ne metta.
Se quindi hai in programma una super cena a più portate, e se disponi di tutta l’attrezzatura, puoi davvero sbizzarrirti e stupire cosi i commensali. Se invece non sei uno troppo attento ai dettagli e ami l’arte dell’arrangiarsi meglio lasciare stare, tra gli ospiti potrebbe sempre essere nascondersi l’intenditrice… e poi apriti oh cielo!

Galateo a tavola

Secondo il galateo, la posate si tengono dalla parte alta del manico e si muovono con dei gesti giusti e a misura, sempre dal piatto alla bocca, senza ovviamente causare rumore.
La forchetta a sinistra, coltello e cucchiaio a destra, le posatine da frutta e dolce davanti ai bicchieri.
Sopra alle forchette va l'eventuale piattino del pane, il tovagliolo invece si piega semplicemente a rettangolo o a triangolo e si posiziona a sinistra, tranne qualche eccezione al centro sopra il piatto.
Altra regola da non dimenticare, la forchetta deve essere tenuta con la mano destra, tra il pollice e l’indice, mentre quando si è nell'atto di tagliare la si passa alla mano sinistra e, con la stessa mano andremo ad inforcare il cibo tagliato per poi portarlo alla bocca, senza mai posare il coltello o cambiare mano. 

Il linguaggio segreto delle posate

Ultimo aspetto secondo me davvero curioso e molto interessante, di cui vi ho fatto alcune foto per rendere ancora più chiaro il concetto, è il linguaggio delle posate durante e dopo il pasto.
Le posate in base alla loro posizione ci svelano dei messaggi e dobbiamo saper interpretarli ma soprattutto farli interpretare a chi si è occupato del servizio, stando molto attenti a queste semplici regole.

Il linguaggio delle posate a tavola

Abbiamo quindi scoperto un nuovo linguaggio, possiamo comunicare attraverso il modo in cui riponiamo le posate. Nella vita non si sa mai, occorre sempre farsi trovare pronti.

L'autore di questo articolo è Simona, se vuoi continuare a seguirla ecco i suoi riferimenti social:

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Come mettere le posate per dire che è buono?

Se vogliamo dire che il pasto non ci è piaciuto basterà mettere le posate a forma di “x”, inserendo il coltello tra i rebbi della forchetta, se invece vogliamo dire che la pietanza appena mangiata era veramente buona dobbiamo posizionare le posate una parallela all'altra, questa volta però in orizzontale, alle ore 15 ...

Come mettere le posate per dire che non è piaciuto?

E SE NON CI È PIACIUTO Se non abbiamo gradito la portata, le posate vanno disposte come nel caso della pausa (quindi inclinando sul piatto il coltello a sinistra e la forchetta a destra), ma questa volta facendole incrociare.

Cosa vuol dire incrociare le posate?

Incrociando le posate nel piatto (a “X”) significherà che non avete apprezzato il piatto che vi è stato servito, al contrario per manifestare il vostro gradimento le posate andranno sistemate in modo parallelo, a ore 9.15.

Perché le posate si mettono a sinistra?

Forchette a sinistra del coperto Si trova a sinistra all'esterno, perché si usa per prima come forchetta per gli antipasti. Direttamente accanto c'è la forchetta per i piatti principali, immediatamente accanto al piatto.