Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

Dalla chemioterapia alla radioterapia, passando per le terapie ormonali e quelle biologiche, non esiste trattamento antitumorale che sia del tutto privo di effetti collaterali. Alcuni di essi compaiono durante il trattamento e possono proseguire per mesi o anni dopo la cura ma migliorano progressivamente fino a scomparire. Al contrario, i cosiddetti “effetti tardivi” possono emergere anche a distanza di tempo dalla conclusione del trattamento. La manifestazione e l’intensità dei problemi dipende da molti fattori, tra i quali la sensibilità individuale, il tipo di tumore e di trattamento. Alcuni sono però comuni e possono provocare un deciso peggioramento della qualità della vita. In questa sezione riportiamo alcuni piccoli suggerimenti pratici per contrastarli, fermo restando che dovrà essere il tuo medico a consigliarti su come affrontarli.

IL DIARIO

Nessuno meglio del paziente può conoscere la gamma di effetti collaterali di cui soffre. Affinché il medico possa aiutarlo a gestirli, può essere utile tenere un diario dove riportare, in maniera schematica, il tipo di disturbo, la cadenza e l’intensità con cui si manifesta. E in generale, quanto peggiora la propria qualità di vita. Per facilitare il compito, il National Cancer Insititute statunitense ha elaborato un questionario, disponibile anche in italiano, nel quale riportare dettagliatamente, e in piena autonomia, gli effetti collaterali delle cure.

Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

COME GESTIRE GLI EFFETTI COLLATERALI

L’American Cancer Society ha stilato un manuale dedicato al paziente oncologico, pensato per contrastare alcuni degli effetti collaterali delle terapie più comuni.

Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

Per via dei risvolti psicologici, la caduta dei capelli è uno degli effetti collaterali più temuti delle cure. Tuttavia, è bene sapere che nella maggioranza dei casi si tratta di una condizione temporanea: peli e capelli possono cominciare a ricrescere ancor prima che la terapia sia conclusa. Generalmente, i capelli iniziano a diradarsi e cadere dopo circa un mese dalla somministrazione del farmaco; in altri casi la perdita avviene in maniera repentina. Poiché ciascuno vive a modo proprio questa esperienza, è bene informarsi ancor prima di iniziare le cure. Infatti, alcuni trattamenti antitumorali non provocano la perdita dei capelli mentre altri, come la radioterapia alla testa ma soprattutto la somministrazione di certi farmaci chemioterapici come antracicline e taxani, danneggiano i follicoli di peli e capelli, provocando alopecia temporanea.

Prima di iniziare la cura, alcune persone accorciano i capelli. Durante il trattamento, è suggerito prendersi cura della propria chioma con delicatezza, utilizzando shampoo non aggressivi, spazzole morbide e impostando il fohn a una temperatura intermedia. Le cosiddette cuffie refrigeranti possono contribuire a ridurre il rischio di caduta sebbene non siano prive di effetti collaterali come cefalee, indolenzimento di collo e spalle, possono portare all’interruzione del loro uso.

Nel caso si sia intenzionati a indossare una parrucca, il suggerimento è di acquistarla prima dell’inizio del trattamento in modo da adattarla per tempo alle proprie forme. Si suggerisce di acquistarne due, una comoda per l’uso quotidiano e una per le occasioni speciali. Nella scelta tra parrucche in capello e sintetiche, si tenga conto che le seconde sono più economiche e richiedono meno cure delle prime.

Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

La costante spossatezza che non si risolve nemmeno con il riposo è molto frequente tra le persone che convivono con un tumore. Questa particolare forma di astenia legata al tumore è chiamata fatigue ed è caratterizzata da mancanza o perdita della forza muscolare, facile affaticabilità e insufficiente reazione agli stimoli. La sua manifestazione è diversa da persona a persona e non esistono test diagnostici che possono diagnosticare il suo livello: la fatigue può essere un effetto collaterale alle terapie legata anche alla difficoltà psicologica dell’esperienza che si sta vivendo. Alcuni farmaci stimolanti possono aiutare a gestire temporaneamente il calo di forze benché non esista alcuna pillola o pozione magica che la faccia scomparire in maniera definitiva. Per chi ha difficoltà nel riposo, è bene adottare abitudini regolari, sia negli orari che nella durata del sonno, che non dovrebbe essere inferiore alle 7 ore per notte. La pianificazione della giornata è molto importante: nella consapevolezza che potreste non avere sufficiente energia per svolgere tutte le incombenze previste, potrebbe essere utile assegnare loro delle priorità, così come riservare del tempo per dei brevi pisolini, di non più di 30 minuti. Cereali integrali, legumi e fibre garantiscono un apporto energetico costante nel tempo. Bere molti liquidi durante la giornata scongiura il rischio di disidratazione che può peggiorare il senso si spossatezza. Attenzione però al caffè, così come alle altre bevande stimolanti, che andrebbero evitate nelle otto ore prima di andare a letto. L’attività fisica, anche moderata, è un ottimo modo per contrastare la fatigue, purché non sia svolta troppo a ridosso dell’orario di coricarsi.

Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

Alcuni farmaci chemioterapici possono alterare e rallentare la crescita delle unghie, che dunque possono divenire fragili, cambiare forma o colore, essere percorse da linee bianche. Si tratta di un effetto temporaneo destinato a regredire al termine della terapia. Oltre a tenerle corte, gli esperti suggeriscono di prendersene cura con delicatezza, sia nel taglio che nella pulizia. Non utilizzare smalti aggressivi né applicare unghie artificiali. Dopo il lavaggio delle mani, usare creme idratanti. Nelle incombenze domestiche è consigliato indossare dei guanti per evitare il contatto con prodotti irritanti.

Chemioterapia in pastiglie per tumore al seno effetti collaterali

Le terapie ormonali influenzano anche la salute delle ossa. La riduzione dei livelli di estrogeni nel sangue altera sia la struttura che la quantità dell’osso fino a causare l’osteoporosi. In altre parole, le ossa sono soggette a un maggiore rischio di frattura. Ecco perché, all’inizio del trattamento ormonale – soprattutto nelle donne in post menopausa – è consigliata una valutazione dello stato di salute dello scheletro, e in particolare delle regioni lombare e femorale. Una terapia preventiva a base dei cosiddetti “bis fosfonati” o del farmaco denosumab potrebbe aiutare a prevenire questo problema, ma sarà il tuo medico a valutare l’opportunità di ricorrervi. Infine, si deve cercare di correggere l’eventuale carenza di vitamina D.

NAUSEA

Sarà il tuo medico a suggeriti i farmaci più efficaci per combattere la nausea. Per quanto riguarda l’alimentazione: mangiare poco ma spesso: piuttosto che i canonici tre pasti, spezzettarli in 6 o 8 spuntini distribuiti durante tutto il giorno. In generale, sono da preferire gli alimenti facili da deglutire e con molte calorie concentrate in poco volume. Appena svegli, mangiare cibi secchi, come cracker, pane tostato, cereali secchi o grissini; preferire gli alimenti freschi a quelli caldi, evitando i cibi fritti o piccanti così come quelli troppo dolci o grassi; evitare alimenti dal sapore o odore troppo deciso; bere la maggior parte dei liquidi tra i pasti, per evitare di sentirsi pieni durante questi; sorseggiare di frequente acqua, tisane, succhi di frutta, ghiaccioli, gelati per evitare la disidratazione.

PERDITA DI APPETITO

Una breve passeggiata subito prima dei pasti può aiutare a ritrovare almeno parte dell’appetito.
Mantenersi fisicamente attivi è infatti fondamentale. Gli esperti suggeriscono di iniziare con un’attività blanda per aumentare gradualmente l’intensità nel corso del tempo. Nella scelta degli alimenti, può essere utile assecondare, di tanto in tanto, le proprie preferenze.

STIPSI

I farmaci, la scarsa attività fisica nonché le differenti abitudini alimentari possono provocare stitichezza. Un suggerimento pratico per stimolare l’intestino consiste nell’assumere alimenti ricchi di fibre, come cereali integrali, verdura e frutta con la buccia, senza per questo esagerare con cibi che favoriscono la formazione di gas, come legumi, broccoli e cipolle.

DIARREA

Le cure antitumorali possono causare anche il problema opposto, ovvero la diarrea, che provoca disidratazione, perdita di peso, debolezza e scarso appetito. Per controllarla, gli esperti suggeriscono innanzitutto di bere lontano dai pasti e di nutrirsi tramite piccoli pasti distribuiti durante l’intero arco della giornata. Riguardo i cibi, sono consigliati tutti gli alimenti ricchi di sodio e potassio come banane e mele e quelli di fibre solubili come riso e fiocchi d’avena. Sono invece da evitare i latticini e i cibi eccessivamente grassi, fritti o speziati.

STOMATITI

Alcuni tipi di chemioterapia possono causare una infiammazione delle mucose della bocca con secchezza, difficoltà di deglutizione e masticazione. Per avere un po’ di sollievo potrebbe essere utile bere di frequente piccole quantità di liquidi ma anche succhiare cubetti di ghiaccio e granite alla frutta. Se possibile, evitare cibi asciutti che impastano la bocca. Se la secchezza è accompagnata da piccole ulcere è meglio evitare alimenti troppo salati, speziati o caldi.

SINTOMI DELLA MENOPAUSA

Le terapie ormonali possono indurre sintomi simili a quelli che compaiono nella menopausa: secchezza vaginale, vampate di calore e disturbi dell’umore. In relazione alla loro gravità, e all’influenza sulla qualità della vita, sarà il tuo medico a individuare a quali supporti farmacologici, ginecologici o psicologici ricorrere.

Come funziona la chemio in pastiglie?

La chemioterapia si basa sull'assunzione di medicinali che si attaccano alle cellule cancerose, distruggendole o stoppando la loro crescita. Somministrata classicamente per via endovenosa, la chemioterapia è direttamente iniettata nel sangue.

Come si chiamano le pillole per la chemio?

Che cos'è la capecitabina La capecitabina è un agente chemioterapico appartenente alla classe dei farmaci cosiddetti antimetaboliti, sostanze che esercitano un'azione tossica a livello cellulare (per questo sono definite citotossiche), provocando in tal modo la morte delle cellule neoplastiche.

Quanto dura la terapia ormonale per tumore al seno?

Uno degli schemi standard di terapia anti-ormonale prevede una durata totale di 5 anni: le donne ricevono il trattamento con tamoxifene per 2/3 anni seguito per altri 2/3 anni dalla terapia con un inibitore delle aromatasi, come il letrozolo, che impedisce agli androgeni di trasformarsi in estrogeni.

Quando non si fa la chemio per tumore al seno?

La chemioterapia può essere evitata in circa il 70% delle donne con carcinoma mammario ormono responsiv0 (HR positivo), HER2 negativo, con linfonodi liberi: con un'età superiore ai 50 anni e con un punteggio di recidiva di 11-25 (45%) a qualsiasi età con un punteggio di recidiva di 0-10 (16%)