Tumore alle vie biliari si può guarire

È una malattia rara, colpisce circa 1-2 persone ogni 100 mila. Ed è aggressiva: a 5 anni dalla diagnosi il tasso di sopravvivenza di chi ne è affetto si attesta infatti intorno al 15-17%. Parliamo del colangiocarcinoma, un tumore delle vie biliari. La bassa sopravvivenza in gran parte è dovuta al fatto che oltre il 60% di queste neoplasie viene scoperta in fase avanzata, quando la chirurgia non è più un’opzione, o quando ha dato già metastasi a distanza. Oltre che dal ritardo diagnostico, lo sviluppo di terapie efficaci contro queste forme di cancro è stata ostacolata anche dalla carenza di modelli sui quali valutare l'efficacia dei farmaci.

Ma un team cinese, per cercare nuove opzioni di trattamento, si è messo a testare molecole già note, e da tempo approvate per la cura di altri tumori, sulle cellule di colangiocarcinoma derivate direttamente dai pazienti, scoprendo così che un "vecchio" farmaco già impiegato per il mieloma multiplo, il bortezomib, potrebbe portare dei vantaggi. Non solo, gli autori dello studio, pubblicato su Science Translational Medicine, hanno anche scovato una caratteristica genetica del colangiocarcinoma che a sua volta porterebbe condurre a nuove strategie di cura.

Alla ricerca di potenziali terapie

Tian Yi Jiang, primo autore della pubblicazione, e i suoi colleghi dell’Università di Shangai, per cercare potenziali terapie per il trattamento del colangiocarcinoma hanno testato diversi farmaci già approvati dalla FDA (e da altre agenzie regolatorie) su linee cellulari di colangiocarcinoma derivate da modelli animali e da 44 campioni ottenuti da pazienti. Così facendo, hanno scoperto che il bortezomib sopprimeva in modo efficace molte linee cellulari di colangiocarcinoma. Il bortezomib è un inibitore del proteasoma, il primo della sua classe ad essere stato introdotto nella pratica clinica.

La genetica e il meccanismo molecolare

Oltre ad aver trovato che una categoria consolidata di farmaci antitumorali potrebbe costituire una nuova potenziale terapia per neoplasie epatiche rare, gli autori hanno anche osservato che i tumori più sensibili agli inibitori del proteasoma erano quelli con una carenza dell’enzima soppressore tumorale PTEN, una proteina coinvolta nella regolazione del ciclo cellulare e dell’apoptosi, la morte “programmata” cellulare. I ricercatori hanno poi identificato il meccanismo alla base di questa interazione: la perdita di PTEN promuove l'espressione dei geni che aumentano la sensibilità nei confronti di  bortezomib.

Servono ulteriori studi

Allestendo un piccolo studio pilota, gli autori hanno valutato il potenziale terapeutico degli inibitori del proteasoma su modelli animali e in due pazienti con colangiocarcinoma, concludendo che bortezomib può ridurre in maniera sostanziale i tumori nei pazienti affetti da colangiocarcinoma con carenza di PTEN, ma che il farmaco dovrebbe essere ulteriormente valutato in studi clinici.

I carcinomi delle vie biliari

Il carcinoma delle vie biliari è un gruppo eterogeneo di tumori che comprende il colangiocarcinoma e il tumore della colecisti. Nel nostro paese sono circa 5.400 i nuovi casi di tumore della colecisti e vie biliari (2.400 negli uomini e 3.000 nelle donne) e oltre 15mila le persone che vivono con questa diagnosi. Non abbiamo test di screening o esami diagnostici di routine in grado di identificare questo tipo di cancro in stadio precoce, quando è ancora possibile la rimozione chirurgica. Nella maggior parte dei casi, i tumori delle vie biliari sono infatti asintomatici per molto tempo, e vengono diagnosticati in fase avanzata quando compare l’ittero provocato dall’ostruzione del dotto biliare.

Di certo non è tra i tumori più diffusi. Ma quanto a gravità delle conseguenze, anche per la scarsa conoscenza dei meccanismi di insorgenza, il carcinoma delle vie biliari, i condotti che trasportano la bile dall'intestino alla cistifellea,  non sono secondi ad altri. In Italia si contano 9500 nuove diagnosi all'anno, spesso effettuate quando la malattia è in fase avanzata e intervenire é pressoché inutile. Buone notizie, però, arrivano dal nostro Paese.

SCOPERTA ITALIANA

Oggi si sa qualcosa in più circa questa neoplasia. E il merito, nonostante la scarsità di fondi destinata alla ricerca, è da ascrivere anche agli scienziati italiani. Un team composto dai ricercatori del centro Arc-Net, Alleati per la ricerca sul cancro, dell’università di Verona e dai colleghi della Johns Hopkins University di Baltimora ha identificato i geni la cui mutazione è responsabile dell’insorgenza di una gran parte di neoplasie delle vie biliari. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Genetics. Spiega Aldo Scarpa, direttore del dipartimento di patologia e diagnostica dell'ateneo veronese e coordinatore scientifico dello studio. «Questa evidenza, originata dal confronto dei dati di sequenziamento del genoma di questi tumori operata separatamente dai due centri su due diverse casistiche, permetterà di tipizzare la patologia applicando moderne tecniche di diagnostica molecolare. Il passo successivo sarà individuare farmaci in grado di colpire in maniera specifica i diversi sottotipi molecolari di questi tumori».

LA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA 

Poco prima di scoprire i geni, un gruppo di studio dell'università Bicocca e dell'ateneo di Padova aveva scoperto il meccanismo di progressione del tumore delle vie biliari. In uno studio pubblicato sulla rivista Hepatologyè stato riconosciuto il ruolo del platelet-derived growth factor-D, un fattore di crescita responsabile della formazione del tessuto fibroso che facilita la crescita e la metastasi del tumore alle vie biliari. I ricercatori ne hanno individuato il ruolo e hanno capito come inibirne l’azione. «Il colangiocarcinoma rappresenta una delle più aggressive neoplasie maligne dell’apparto digerente - dichiara Mario Strazzabosco, direttore dell'unità di gastroenterologia all'ospedale Gerardo di Monza -. Si tratta di un tumore primitivo del fegato che origina dalle vie biliari, risponde poco alla chemioterapia e ha come unica soluzione l’intervento chirurgico. Capire quali siano i meccanismi molecolari che favoriscono questa precoce formazione delle metastasi è fondamentale per individuare nuovi bersagli e nuove strategie terapeutiche». Una delle caratteristiche del colangiocarcinoma è la presenza all’interno del tumore di aree di fibrosi molto estese, popolate da cellule chiamate fibroblasti associati al cancro (Caf). «I “Caf” nutrono le cellule tumorali cui inviano segnali cruciali che ne favoriscono la crescita e la disseminazione - afferma Luca Fabris, ricercatore del dipartimento di medicina molecolare all’università di Padova -. Siamo riusciti a dimostrare che queste cellule vengono richiamate dalle stesse che compongono il tumore mediante la secrezione di un fattore di crescita, il Pdgf-D, che agisce attivando una serie di segnali intercellulari per i quali sono noti inibitori specifici».

Quanto si vive con un tumore alle vie biliari?

I tumori di colecisti e vie biliari rappresentano l'1,2 per cento circa del totale dei tumori diagnosticati negli uomini e l'1,7 per cento di quelli nelle donne. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi resta bassa e si ferma al 17 per cento negli uomini e al 15 per cento nelle donne.

Come si cura il tumore alle vie biliari?

La terapia di scelta è rappresentata dalla chirurgia, che però non può essere attuata nelle diagnosi in fase avanzata. In questo caso il paziente deve essere valutato per chemioterapia, radioterapia e/o drenaggio delle vie biliari.

Quali sono i sintomi di un tumore alle vie biliari?

Sintomi dei tumori dei dotti biliari e della cistifellea.
Ittero. L'ittero insorge quando c'è troppa bilirubina (un pigmento giallo) in circolo, una condizione detta... maggiori informazioni. (pigmentazione giallastra della cute e delle sclere) che peggiora..
Disturbo addominale..
Perdita dell'appetito..
Perdita di peso..
Prurito..

Cosa provoca il tumore alle vie biliari?

Le cause responsabili di questo tipo di tumore sono ancora incerte. Tuttavia, si riconoscono tra i fattori di rischio principali: età over 65 anni. colangite cronica, presenza di calcoli biliari, calcoli della cistifellea, cisti del coledoco.