Come si chiamano le vele di una barca

In questo articolo elenchiamo le parti di una barca a vela in modo da comprenderne il funzionamento. Scafo, chiglia, deriva, alberatura e timone sono elementi essenziali per poter scegliere la barca a vela che meglio si adatta al proprio programma di navigazione.

Come si chiamano le vele di una barca

  1. Scafo
  2. Chiglia 
  3. Deriva 
  4. Timone
  5.  Alberatura
  6.  Diversi utilizzi di barche a vela differenti
  7.  Comprare una barca a vela
  8.  Spese di una barca a vela

Le barche a vela si muovono sfruttando l’azione del vento, grazie a vele, alberatura, scafo,  chiglia e timone, che formano il sistema di ‘trasformazione’ dell’energia del vento in spinta motrice.

Ci sono barche a vela di tutte le dimensioni: dalle piccole derive di appena 2,40 metri fino ai grandi superyacht come il Sailing Yacht A, di 140 metri. Su una barca a vela oltre alle misure basiche dello scafo, dunque lunghezza e larghezza, assume particolare importanza anche il pescaggio, ovvero la distanza verticale tra linea di galleggiamento e chiglia. Questo dato ci fornisce, con un po’ di esperienza, l’attitudine dello scafo che stiamo osservando, aiutandoci a capire se è maggiormente votato alla crociera, alla regata, o se è stato pensato come compromesso per soddisfare entrambe le esigenze. 

    Scafo 

Lo scafo è la principale delle varie parti di una barca a vela e possiamo identificare due grandi gruppi di scafi: monoscafi e multiscafi, di cui fanno parte catamarani e trimarani.

Monoscafi 

I monoscafi sono il tipo di barca a vela più comune sul mercato, con numerose varianti che è possibile distinguere in base a dimensioni, forma, materiale di costruzione, tipo di chiglia e alberatura.

Multiscafi

I multiscafi più comuni sul mercato sono i catamarani; seguono, a considerevole distanza in quanto a numeri sul mercato, i trimarani. I catamarani sono imbarcazioni dotate di due scafi speculari di massima simmetrici uniti tra loro da una piattaforma rigida. I trimarani dispongono invece di tre scafi uniti da una piattaforma rigida: uno centrale abitabile e due scafi laterali di dimensioni ridotte.

I catamarani offrono normalmente più spazio e comodità rispetto ai monoscafi della stessa lunghezza, oltre a risultare più stabili e veloci se soggetti a venti portanti. Mentre i catamarani sono sempre più presenti anche sul mercato italiano, non solo per l’interesse delle grandi flotte di charter ma anche presso i privati, i trimarani sono molto più rari. Negli ultimi anni, modelli di trimarani con sistemi di riduzione degli ingombri che permettono di unire gli scafi laterali con quello centrale per il trasporto, hanno offerto grandi opportunità di diffusione mai registrate in passato. Ciò ci permette di stare in porto occupando un posto barca normalmente dedicato ad un monoscafo e allo stesso tempo poter uscire in mare ed avere a disposizione tutte le peculiarità di un trimarano.

Come si chiamano le vele di una barca
I catamarani dispongono di due scafi e si caratterizzano per una maggiore stabilità e comodità all’interno. Foto: Coppa America: Ricardo Pinto; Lagoon: Nicolas Claris.

Forma e materiale di costruzione dello scafo

In generale, si possono distinguere due forme di scafo: tonda o a ‘V’. Il legno, materiale tradizionale di costruzione degli scafi per le barche a vela, continua a essere il preferito di molti grazie anche alle nuove tecnologie di costruzione e trattamento del materiale, che permettono di ottenere prestazioni elevate e manutenzioni ridotte. La maggior parte delle imbarcazioni però, sono costruite in vetroresina, o comunque in materiale composito lavorato su stampi. Anche l’alluminio è un materiale utilizzato per la costruzione di scafi, normalmente per barche dedicate a traversate oceaniche o di dimensioni tali da far preferire questo materiale al composito. Un materiale che si sta sempre più imponendo come elemento dei compositi è il carbonio: molto leggero e dalle proprietà meccaniche particolarmente elevate, si presta per essere un ottimo complice tecnologico delle imbarcazioni a vela da regata. 

La scelta del materiale di costruzione dipende da numerosi fattori legati all’impiego della barca e da quando questa sarà messa in esercizio; inoltre, i costi rappresentano un’altra importante variabile viste le differenze di valore delle materie prime normalmente utilizzate. Le caratteristiche di ogni materiale utilizzato conferiscono agli scafi qualità diverse riassumibili in rigidità, robustezza e peso.

Anche in questo caso ci troviamo costretti a ricordare che non esiste la barca ideale, ma quella più vicina alle nostre esigenze. Se amiamo andare in crociera con la famiglia, non avrà senso acquistare uno scafo in carbonio dalle linee tirate e un grande pescaggio, perché questo non sarà apprezzato da nessuno a bordo durante le vacanze. Uno scafo simile sarà perfetto per le regate, dove sono richieste velocità, rapidità di manovra, capacità di stringere il vento tralasciando il comfort a bordo e la possibilità di avvicinarsi alla costa per stare all’ancora qualche notte in una caletta. Anche per quanto riguarda le barche in legno esistono, in funzione delle tecniche di costruzione adottate, diverse destinazioni d’uso. Le tecnologie più recenti prevedono l’adozione del legno combinato con i compositi, ottenendo strutture particolarmente leggere e robuste, capaci di combinare il piacere di navigare su una barca in legno con quello di avere a disposizione volumi idonei per la crociera e prestazioni elevate. Naturalmente anche in questo caso saranno scafo e appendici a determinare la natura della barca, ma il legno trattato con questa tecnologia mista rappresenta sicuramente un’alternativa ad altri materiali da tenere in considerazione, sebbene i costi siano normalmente più elevati di quelli di una barca prodotta da uno stampo.

L’alluminio come materiale di costruzione offre dei vantaggi legati principalmente alle sue caratteristiche meccaniche, dalle quali deriva una maggiore affidabilità in caso di impatto con oggetti semisommersi, tipico incidente di chi affronta lunghe navigazioni; per questo è il materiale preferito da chi normalmente naviga gli oceani con barche di dimensioni importanti. Gli scafi realizzati con questo materiale hanno costi sicuramente maggiori di quelli in composito, soprattutto se si utilizza il vetroresina, e sono normalmente meno accattivanti dal punto di vista estetico per la ridotta possibilità di lavorazione delle forme complesse che il materiale impone; tuttavia hanno dalla loro la capacità di deformarsi e assorbire eventuali impatti e non richiedono particolari manutenzioni se si escludono quelle legate alla gestione delle correnti passive a bordo.

    Chiglia  

Come si chiamano le vele di una barca
Diversi tipi di chiglia: lunga, a pinna, a bulbo e a rollio. Illustrazione: Claudia Myatt.

La chiglia di uno scafo, a prescindere se a vela, motore o remi, è una trave longitudinale a sezione quadrata o rettangolare che va da poppa a prua ed è la parte più bassa e più robusta dello scafo. Questa struttura è anche quella che, sulle barche a vela, sopporta il carico della deriva e della sua zavorra. La chiglia può avere diverse forme. In alcuni casi il disegno e la struttura della chiglia di certi modelli di barche a vela da competizione sono tenuti segreti, perché si tratta di innovazioni concepite esclusivamente per le barche in questione. Spesso queste innovazioni sono recepite anche sul grande mercato del diporto con i necessari adattamenti, dando luogo a barche sempre più performanti seppur dedicate alla crociera. La chiglia è normalmente realizzata per la parte di zavorra in materiale ad alta densità, vedi piombo, ferro o anche cemento in alcuni casi. Ogni progetto prevede una chiglia specifica, perché le sue forme, le sue dimensioni e il suo peso incideranno in modo significativo sulle caratteristiche e le prestazioni della barca. Vediamo ora i diversi tipi di chiglia presenti sul mercato. 

Lunga

La chiglia lunga va da prua a poppa e ha una forma allungata e poco profonda, che si integra nella forma dello scafo, cosa piuttosto comune sulle barche a vela più antiche. Questo genere di chiglia assicura un’elevata stabilità di rotta anche alle andature più veloci, un vantaggio se si vuole navigare su rotte molto lunghe. L’incremento delle superfici e del peso, però, incide negativamente sulle prestazioni ed in particolare sulla velocità di manovra; queste limitate doti di governo si fanno sentire anche in porto, dove manovrare barche dotate di questo tipo di chiglia richiede una certa confidenza con il mezzo.

Semilunga 

La chiglia semilunga, come suggerisce il nome, è più corta ed occupa solamente la parte centrale dello scafo, nonostante sia abbastanza più lunga di una chiglia a pinna. Ha il vantaggio di compensare alcuni degli svantaggi della chiglia lunga e di assicurare un’adeguata stabilità.

A pinna (o trapezoidale)

E’ il tipo di chiglia più comune sulle barche da diporto moderne. Si tratta di una lamina profonda e stretta, ma piuttosto corta in relazione alla lunghezza dello scafo. Le imbarcazioni con chiglia a pinna o trapezoidale normalmente sono più facili da governare rispetto a quelle con chiglia lunga, oltre a rispondere in modo più rapido alle manovre del timone. In generale, questo tipo di chiglia è adatta a imbarcazioni di tipo cruiser e a programmi di fine settimana o crociere corte. A causa delle sue dimensioni, e non essendo totalmente integrata nella struttura dello scafo come la chiglia lunga, è più esposta a rotture. Un altro inconveniente di questo tipo di chiglia è l’aumento del pescaggio dell’imbarcazione che può impedire l’ingresso in alcuni porti.

A bulbo e chiglia a bulbo con ali

E’ una variante della chiglia a pinna con il peso concentrato in un bulbo o in un paio di ali nella parte inferiore della lamina; oltre a consentire un pescaggio minore che comporta un vantaggio quando si naviga in acque poco profonde, questa tipologia aumenta la stabilità dell’imbarcazione concentrando il peso più in basso. La maggior parte delle barche a vela da regata possiede chiglie a bulbo, che consentono di avere una maggiore velocità e facilità di manovra. Tuttavia, questo tipo di appendice implica anche una maggiore porzione di superficie bagnata - per il fatto di avere un centro di gravità più basso e uno scafo più piatto - e meno comodità, soprattutto con mare formato. Alcune imbarcazioni a vela più sofisticate possiedono chiglia a bulbo basculante, come l’IMOCA 60.

A rollio 

Le imbarcazioni con chiglia di rollio presentano due chiglie poco profonde, situate a dritta e a sinistra della linea centrale dello scafo. Questo tipo di barche a vela possono essere poggiate sulla sabbia o sul fango durante la bassa marea. Le due chiglie riducono inoltre l’effetto oscillante, agendo da alette stabilizzanti. È più comune trovarle su barche a vela di dimensioni più piccole, ma sono meno efficienti della chiglia a pinna per quanto riguarda la riduzione dell’effetto deriva.

Barche a vela 10 metri

    Deriva 

La deriva è una delle appendici dello scafo, solitamente la più grande in termini dimensionali, ed ha il compito di garantire una componente di resistenza laterale; la sua forma è simile a un’ala per garantire la giusta portanza e al contempo una resistenza al moto minore. La forza esercitata dal vento sulle vele unitamente a quella esercitata su appendici, deriva e timone, si traducono in spinta e dunque in moto.  La chiglia può contenere la zavorra, che contribuisce in modo significativo alle doti di stabilità della barca, compensando la forza esercitata sulle vele: quanta più zavorra essa contiene, più stabile sarà la barca, ma anche più pesante e più lenta. All contrario delle chiglie, che sono fisse, le derive possono essere ritirate all’interno dello scafo per migliorare la velocità nella andature portanti o per ridurre il pescaggio in acque poco profonde agevolando così il trasporto dell’imbarcazione su rimorchio.

A perno e deriva a baionetta 

Le derive a perno ruotano, come suggerisce il nome, su un perno che permette alla parte inferiore di alzarsi o abbassarsi, e si possono riporre in una scassa. Le derive a baionetta possono innalzarsi totalmente scivolando in verticale attraverso una fessura dello scafo.

Retrattile e rotante

Si tratta di derive simili a quella a perno e a baionetta, ma con un’aggiunta alla zavorra per aumentare la stabilità dell’imbarcazione.

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Derive: deriva a perno e deriva rotante. Illustrazione: Claudia Myatt.

4. Timone  

Le principali funzioni del timone sono: assicurare manovrabilità, contribuire alla stabilità e alla riduzione dello scarroccio. Di seguito elenchiamo le tipologie di timone più comuni.

Integrato nella chiglia

Questo tipo di timone è comune nelle barche a vela con chiglia lunga ed è agganciato alla chiglia. Si tratta di un timone piuttosto robusto e per il tipo di forma che solitamente ha, non è soggetto a ostruzioni, anche se richiede uno sforzo maggiore per le manovre e pertanto può rallentare l’imbarcazione.

Con skeg 

È un timone che troviamo normalmente sulle imbarcazioni con chiglia corta con skeg, un’appendice che si trova nella parte posteriore dello scafo dove si aggancia il timone. Può essere considerato una via di mezzo tra il timone fissato alla chiglia e il timone sospeso. L’affidabilità e la solidità di questo tipo di timone dipendono dai materiali utilizzati e dal modo in cui lo skeg è ancorato allo scafo.

Sospeso

Si tratta di un tipo di timone appeso alla parte inferiore dello scafo, piuttosto utilizzato nelle imbarcazioni fabbricate degli anni Ottanta. Questo timone, se ben costruito e disegnato, offre solidità e un buon controllo.

Fissato allo specchio di poppa

E’ simile al timone sospeso ma con una lamina agganciata nella parte posteriore della barca.

Doppio

Dopo aver dimostrato la sua efficacia sulle barche destinate alle traversate oceaniche, l’uso di questo tipo di timone si è diffuso anche sulle barche a vela da crociera. Il suo principale vantaggio è quello di permettere un controllo maggiore sulla rotta quando la barca si inclina in quanto la pala sottovento beneficia sempre di un’efficienza elevata.

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Timone doppio. Foto: www.magellanostore.it

    Alberatura

La configurazione di albero e vele è un altro fattore che permette di distinguere le barche, e soprattutto la loro natura di crocieriste o regatanti. Di seguito, elenchiamo alcune delle alberature più comuni.

Sloop con armo in testa d’albero

L’armo dello sloop (struttura con un solo albero dotata di un unico strallo di prua)  costituisce la barca a vela più comune, formata da un albero e due vele, quella maestra e quella di prua. In base alle dimensioni e alla forma della vela di prua, si può distinguere tra fiocco, genoa o spinnaker. La vela di prua s’inserisce nello strallo di prua, un cavo che unisce la parte superiore dell’albero alla prua dell’imbarcazione.

Sloop frazionato

E’ molto simile allo sloop con armo in testa d’albero descritto sopra. In questo caso, lo strallo di prua non raggiunge il vertice dell’albero. Questo tipo di sloop, che garantisce una maggiore facilità di manovra, era molto popolare negli anni Sessanta e Settanta, ed è tornato di moda soprattutto nelle barche a vela da competizione ad alto rendimento.

Cutter

Così come lo sloop, il cutter dispone unicamente di un albero e una randa. L’albero si trova più verso poppa per lasciare spazio alle due vele di prua e ai due stralli: uno che supporta il genoa e l’altro che supporta la vela di strallo. Il cutter è piuttosto comune sulle barche a vela da crociera, dato che offre una varietà di combinazioni di vele e facilità di manovra in diverse condizioni di vento.

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Sloop con armo in testa d'albero, sloop frazionato e cutter. Queste strutture dispongono di un solo albero e sono dotate di un unico strallo di prua. Illustrazione: Claudia Myatt.

Ketch

L’imbarcazione a vela di tipo ketch possiede due alberi, uno situato più a prua (l’albero maggiore) e un altro più piccolo situato più a poppa dietro quello principale, ma davanti all’asse del timone. L’albero che si trova più a poppa si denomina albero di mezzana.

Goletta

Nella goletta (schooner in inglese), l’albero di poppa (maggiore o maestro) è più alto di quello di prua e può avere fino a sei alberi o persino sette, anche se la maggior parte ne ha solo due.

Iole

Una iole (dall’olandese jol, in inglese yawl) è simile a un ketch e dispone di un albero di mezzana più piccolo di quello maggiore. La differenza è che nella iole l’albero di mezzana è situato dietro al timone, pertanto, la vela di mezzana è più piccola.

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Ketch, iole e goletta. Queste tre configurazioni possiedono due alberi: uno più grande detto maestro e uno più piccolo detto albero di mezzana. Illustrazione: Claudia Myatt.

    Diversi utilizzi di barche a vela differenti

Attualmente, le barche a vela sono utilizzate quasi esclusivamente per attività ricreative o per competizioni sportive. Esiste un'enorme varietà di barche da regata o da crociera, che si possono utilizzare sotto costa, in mare aperto, laghi, fiumi e canali, per un giorno o per una crociera. Infatti, anche se molti naviganti si accontentano di una gita in barca di qualche ora o di un fine settimana, altri comprano una barca a vela per compiere il proprio sogno di navigare senza una data di ritorno.

    Comprare una barca a vela

Comprare una barca a vela è sempre entusiasmante, ma allo stesso tempo il processo può essere un po’ complicato, soprattutto quando si ha poca esperienza. Poche o troppe informazioni possono provocare lo stesso effetto: confusione. La cosa più importante in questo caso è non scoraggiarsi ed essere consapevoli che il processo d’acquisto di una barca può tardare diverse settimane (o anche mesi).

Un buon punto di partenza possono essere le guide Come comprare una barca e Come scegliere una barca a vela dedicate ai neofiti della nautica.

Nuova 

Se abbiamo già le idee chiare sul tipo di imbarcazione a vela che prediligiamo, comprare una barca nuova può essere l’opzione migliore. Sarà possibile scegliere le rifiniture che offre il cantiere e gli optional che si adattano al tipo di navigazione e all’utilizzo che intendiamo fare della tua barca. Per le barche nuove, inoltre, è prevista una garanzia di uno o due anni, un fattore importante quando si decide di realizzare un investimento del genere. Tuttavia, quando scegliamo una barca nuova, come succede anche per le automobili, dobbiamo tenere in considerazione il deprezzamento durante i primi anni.

Usata 

Se il budget rappresenta un criterio determinante nella scelta, comprare una barca usata può essere la decisione più saggia. Un modello di seconda mano può costare la metà di uno nuovo, per cui il risparmio è considerevole. Un altro vantaggio da non sottovalutare è che il mercato dell’usato permette di acquistare una barca più grande con lo stesso budget. Tuttavia, è possibile che si debbano affrontare altre spese per effettuare riparazioni e per rendere la barca di proprio gradimento. Le imbarcazioni usate hanno una garanzia prevista dalla legge ma che nella maggior parte dei casi è piuttosto aleatoria. Di conseguenza, se decidi di acquistare una barca usata, per prima cosa è consigliabile far eseguire una perizia per conoscerne in modo dettagliato il reale stato.

Consiglio: su iNautia troverai un'ampia varietà di barche a vela in vendita tra cui scegliere secondo le tue necessità e preferenze. Hai anche la possibilità di filtrare i risultati in base a prezzo, posizione, lunghezza, marca e modello. Una volta entrato nella scheda della barca hai a disposizione diversi elementi come la descrizione della barca, le informazioni sul modello e un'analisi del prezzo di mercato. Puoi inoltre contattare il venditore per chiedere direttamente informazioni o eventualmente accordare l'acquisto della barca e fare una controfferta.

    Spese di una barca a vela

Essere proprietari di una barca a vela implica diverse spese che vanno oltre il prezzo d’acquisto, per cui è necessario dedicare un po’ di tempo a preparare un preventivo. Le spese da tenere in considerazione includono diversi aspetti: la formazione per ottenere la patente nautica corrispondente, i premi assicurativi, le tariffe relative l’ormeggio, la manutenzione annuale (le imbarcazioni a vela normalmente richiedono parecchia manutenzione) e le eventuali riparazioni.

Maggiori informazioni su: Quanto costa mantenere una barca?

Come si chiamano le due vele di una barca?

Lo sloop è la barca con l'armo più comune caratterizzato da un solo albero con due vele: la randa, a poppavia dell'albero, inferita nell'albero e fissata al boma, e il fiocco (o genoa) a pruavia.

Come si chiamano le vele del veliero?

Le vele sono generalmente classificate in base alla loro forma: tra queste troviamo Vele Quadre, Vele Auriche, Vele Latine, Fiocchi, Vele di Straglio. Vele Quadre, le vele adatte alle andature portanti ma non idonee per risalire il vento, hanno una forma quadrata o a trapezio isoscele.

Come si chiamano le parti della barca a vela?

In questo articolo elenchiamo le parti di una barca a vela in modo da comprenderne il funzionamento. Scafo, chiglia, deriva, alberatura e timone sono elementi essenziali per poter scegliere la barca a vela che meglio si adatta al proprio programma di navigazione.

Come si chiamano i pali della nave?

Viene definito albero un palo verticale impiegato per il sostegno delle vele in una nave e in qualsiasi altro mezzo di trasporto a propulsione velica. Imbarcazioni più grandi possono armare alberi diversi per numero, dimensione e configurazione delle vele.